Nel 1954 la Comunità slovena di Trieste attraversò l'ennesimo cambiamento nella propria storia, con il passaggio definitivo di Trieste all'Italia.
Divenuti minoranza, gli sloveni si impegnarono da subito a preservare la propria lingua e la propria cultura, dando vita a molteplici realtà, a giornali ed altri media, tutte sotto l'"ombrello" della SKGZ, prima associazione slovena su base regionale.
Parola d'ordine missione principale dell'Unione culturale economica slovena dei nostri giorni è la "connettività", come ci ha spiegato la presidente della SKGZ, Ksenija Dobrila:
“Connessione a tutti i livelli, in tutti i sensi perché, se non siamo legati e non continuiamo con questi legami nel quotidiano, siamo sciolti e non contiamo niente”.
Nel suo discorso ha voluto sottolineare anche l'importanza, ovviamente, della cultura, della lingua, della tradizione slovena, ma anche, soprattutto, dell'antifascismo e dei valori che ci hanno lasciato i padri partigiani.
“Questo ci ha permeati fin dall'inizio. Questa è la nostra storia, sulle loro gesta noi poggiamo e lavoriamo. Lavoriamo per la pace, per il dialogo, per capire l'altro, perché è questo che ci ha tramandato la sofferenza che hanno vissuto loro”.
I primi settant'anni sono passati, adesso per il futuro a cosa si pensa?
“Ad unire ancora di più le nostre nazioni, connettere le lingue, connettere le culture. Abbiamo la grande opportunità della Capitale europea della cultura a Gorizia-Nova Gorica, che è una grande sfida, gioiosa. Pensiamo di vincerla e di andare avanti su questa strada”.
Davide Fifaco