La criminalità organizzata non ha insediamenti stanziali in Friuli Venezia Giulia, ma Cosa Nostra, la Camorra e l’Ndrangheta hanno interessi in regione.
Lo ha dichiarato il Procuratore Capo di Trieste, Antonio De Nicolo, a margine del convegno "Criminalità transfrontaliera, Cooperazione di polizia e giudiziaria", organizzato al Teatro Verdi di Trieste in occasione dei 30 anni della Direzione investigativa antimafia, dipartimento con sedi in tutte le regioni che si occupa del contrasto alla criminalità organizzata.
"Possiamo parlare di Friuli Venezia Giulia come 'isola felice' – ha detto De Nicolo - nel senso che qui non ci sono insediamenti stanziali" della criminalità organizzata, "non ci sono locali della 'Ndrangheta, né insediamenti stabili della Camorra e di Cosa nostra, ma ci sono interessi di tutte e tre queste forze del male”, e quindi ha aggiunto, l'attività della Dia, della Procura e di tutte le forze di polizia, deve mirare a sventare queste attività insidiose.
La criminalità organizzata è attratta soprattutto dai flussi finanziari e dalle opportunità d’investimento che derivano dai fondi europei, legati anche, ma non solo, al Recovery plan.
In generale nel corso degli interventi, è stato sottolineato come la criminalità mafiosa, pur non perdendo in pericolosità, sia mutata negli anni, e punti a controllare il territorio con il predominio economico piuttosto che militare. Si tratta di attività più difficili da individuare e mettere in luce, e che richiede anche la collaborazione fra forze dell’Ordine e inquirenti di diversi paesi.
In sala oltre al procuratore De Nicolo, erano presenti fra gli altri il procuratore della Repubblica di Klagenfurt, Joseph Haissl, e la procuratrice distrettuale della Procura di Capodistria Katjuša Poropat Lakošeljac, che ha parlato soprattutto della necessità d’impegnarsi contro il traffico di esseri umani, una lotta che richiede collaborazione fra i paesi confinanti.
Il direttore nazionale della Direzione investigativa antimafia, Maurizio Vallone, ha confermato che l’obiettivo della Dia “è evitare il radicamento delle mafie" in Friuli Venezia Giulia, "dove non hanno mai attecchito - ha spiegato - e dove le grandi operazioni si sono limitate a colpire insediamenti transitori per soggetti che stavano svolgendo traffici transfrontalieri".

Anche nella relazione per il primo semestre 2021 la Dia conferma che il Friuli Venezia Giulia è un “territorio caratterizzato da una fitta rete imprenditoriale e da anni destinatario di importanti investimenti per la realizzazione di grandi opere e necessita di una particolare attenzione per contrastare i possibili tentativi di infiltrazione mafiosa”.
"Nel tempo - si legge - le investigazioni hanno messo in luce l'esistenza di proiezioni sul territorio regionale delle 'mafie tradizionali' nella maggior parte dei casi orientate in attività di riciclaggio". Inoltre la posizione geografica colloca il Fvg "quale privilegiato punto di accesso in Europa occidentale" della rotta balcanica percorsa "da stranieri che accedono illegalmente in territorio nazionale guidati dalle organizzazioni criminali dedite al traffico di esseri umani". Le organizzazioni criminali straniere hanno però orientato i loro interessi criminali anche sul traffico di droga e sullo sfruttamento della prostituzione praticato principalmente da cinesi, thailandesi e nigeriani, in particolare la criminalità cinese, e sarebbe in aumento anche il traffico illecito di prodotti petroliferi.

Alessandro Martegani