Fu una tragedia immane, ma anche un punto di partenza per il Friuli che seppe rialzarsi e diventare un simbolo della capacità di ripartire e ricostruire.
Esattamente 45 anni fa, il 6 maggio del 1976 alle 21:00, la terrò tremò: una scossa di magnitudo 6,4, durata poco meno di un minuto, un tempo interminabile per chi l’ha subita. Devastò tutto il Friuli, radendo al suolo interi centri. Majano, Buja, Gemona, Venzone, Osoppo, Magnano, Artegna, Colloredo, Tarcento sono solo alcuni dei nomi dei paesi distrutti.
Accanto ai danni agli edifici e alle attività economiche, il sisma si portò via 989 persone, senza calcolare quelli che morirono nei mesi successivi a causa dei traumi riportati, e provocò 2607 feriti. Oltre 200mila persone rimasero senza una casa.
Una tragedia immane, che però mise in movimento un’organizzazione e una catena di solidarietà e assistenza mai vista prima in Italia: fu grazie a quell’esperienza che il paese si dotò di una protezione civile moderna ed efficiente; volontari, rifornimenti e mezzi arrivarono da tutto il paese, e anche da paesi europei, fra gli altri l’allora Jugoslavia.
Si riuscì a soccorrere i sopravvissuti, poi a sgomberare le strade, infine a riscostruire in tempi rapidissimi, rispettando il patrimonio architettonico della regione.
I friulani non si lasciarono scoraggiare nemmeno dal secondo forte sisma che li colpì dopo l’estate, a settembre, quando una serie di scosse di magnitudo superiore a 5 provocò nuovi gravissimi danni e nuove vittime.
Nel giro di 10 anni il Friuli seppe utilizzare al meglio le risorse stanziate per il terremoto, ricostruendo da capo interi paesi e ritornando a una vita normale.
Ogni anno il Friuli, ma anche l’Italia, ricordano con dolore, ma anche con orgoglio quell’evento e la capacità di resistere e rinascere: quest’anno, a 45 anni dal terremoto, a causa della pandemia non ci saranno cerimonie pubbliche, ma ogni comune ha organizzato delle iniziative. Molti ricordi corrono poi sui social, con sopravvissuti, e persone che hanno partecipato ai soccorsi e alla ricostruzione, che ripercorrono quei giorni.
“Oggi – ha scritto il sindaco di Gemona del Friuli Roberto Revelant - ricordiamo le vittime di quel catastrofico terremoto, non dimenticandoci nemmeno di quello che è accaduto dopo: i soccorsi, la solidarietà e la ricostruzione. I friulani hanno sempre dimostrato di saper trovare la forza di reagire e ripartire anche quando viene a mancare ogni certezza”. “Il nostro compito - conclude Revelant - è di trasmettere ai nostri figli ed ai nostri nipoti tale eredità. Solo così nessuno sarà mai dimenticato ed onoreremo lo straordinario lavoro di chi ci ha preceduto”.
Alessandro Martegani