Ancora un bilancio pesante per l’Università popolare di Trieste, l’ente commissariato da un anno, tramite fra l’altro dei finanziamenti destinati comunità italiane di Slovenia e Croazia.
I commissari, giunti alla fine dello scorso anno a causa della pesante situazione finanziaria, hanno infatti pubblicato i conti per il 2018, e la cifra finale è meno 290 mila euro.
Le uscite sono state infatti di poco inferiori al milione e 178 mila euro, ma i ricavi, contributi della Regione Friuli Venezia Giulia e dello Stato italiano, più le quote associative e i corsi, ammontano solo a 888 mila.
A pesare sulle casse dell’ente morale il calo di quote e corsi, i costi dell’ente, ma anche “spese di anni pregressi a favore delle comunità prive di rendicontazione sui fondi contributivi” vale a dire progetti finanziati senza seguire la corretta procedura, e “crediti ritenuti inesigibili”.
Il tutto crea un passivo di 290 mila euro che, unito al precedente disavanzo, porta a un totale di quasi 672 mila euro: una perdita che determina di fatto l’assorbimento del patrimonio netto dell’ente, con un deficit di quasi 140 mila euro.
Un buco di bilancio che continua ad allargarsi e che con tutta probabilità andrà a carico delle casse della regione Friuli Venezia Giulia e dello Stato italiano. Il futuro è quindi più che mai incerto. I commissari hanno anche scritto un nuovo statuto, che deve ancora essere approvato: solo dopo potrà insediarsi un nuovo consiglio di amministrazione per assumere le scelte politiche necessarie a risanare l’Università popolare di Trieste.
Alessandro Martegani