Sindacati, Regione anche il Governo sono ormai un fronte unito contro l’ennesimo voltafaccia della dirigenza di Wärtsilä, la multinazionale finlandese che ha deciso di non rinnovare i contratti di solidarietà, ormai scaduti, e di dare quindi il via alla procedura di licenziamento per 300 lavoratori dello stabilimento di Bagnoli della Rosandra.
La scorsa settimana sembrava ci fosse spazio per un accordo di proroga, che però l’azienda ha deciso di non firmare, provocando la dura reazione dei sindacati, ma probabilmente anche azioni legali da parte di governo e regione.
Lo stesso ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, dopo la mancata intesa con la Wärtsilä, ha annunciato di voler adottare “tutte le azioni necessarie per recuperare gli incentivi e i contributi statali concessi alla società negli ultimi 10 anni”. “Nel frattempo – ha aggiunto - continueremo a operare con le istituzioni e i corpi sociali per garantire un futuro a questa realtà industriale, a cui non intendiamo rinunciare, e ai lavoratori coinvolti".
Durissimo anche il giudizio della regione Friuli Venezia Giulia: il presidente Massimiliano Fedriga e l’assessora Alessia Rosolen hanno parlato di “un atteggiamento aziendale grave e irresponsabile nei confronti del territorio e delle attese di centinaia di lavoratori”. Per l'amministrazione regionale, hanno aggiunto, “rimane centrale l'impegno di agire in raccordo con il Governo e le Parti Sociali per conseguire l'unico obiettivo che è quello della reindustrializzazione del sito con garanzia della strategicità nazionale delle nuova attività che dovranno essere insediate e la tutela dei livelli occupazionali tenuto anche conto dell'indotto".
"La decisione di Wärtsilä di non firmare l'accordo sui contratti di solidarietà per 300 lavoratori – ha aggiunto il consigliere regionale del Pd Francesco Russo - è un fatto gravissimo e per questo va tutta la solidarietà e vicinanza alle maestranze. Ma a fronte di questo però, c'è una responsabilità della giunta Fedriga e in particolare dell'assessore Bini che, accanto alla questione lavorativa, ha fatto mancare del tutto delle politiche industriali capaci di dare uno spiraglio di sviluppo futuro di quel territorio”.
Regione e Governo puntano ora a chiudere l’accordo con Ansaldo Energia, che dovrebbe subentrare nel sito per produrre dispositivi che servono a generare idrogeno gassoso, intanto i sindacati sono sul piede di guerra: domani hanno convocato un’assemblea dei lavoratori, con l’intenzione d’incontrare anche i parlamentari della regione, e non sono esclusi scioperi e dimostrazioni, fino ad arrivare all’occupazione dello stabilimento.
Dall'azienda per ora non ci sono state comunicazioni sull’avvio delle procedure di licenziamento che prevedono di lasciare senza stipendio 300 persone fra otto mesi. Il 15 gennaio è stato invece convocato a Roma il tavolo ministeriale sull’accordo di programma al quale, a questo punto, non dovrebbe più partecipare la dirigenza della multinazionale finlandese.
Alessandro Martegani
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