Considerati i capricci della natura degli ultimi anni, le condizioni di estremo degrado in cui versa la diga foranea di Pola, non permettono di dormire sonni tranquilli. Il costo del risanamento si aggira sui 20 milioni di euro che la città e neanche lo stato sono in grado di sostenere da soli, però c'è molto ottimismo sulla possibilità di attingere dai fondi europei. Un ottimismo che deriva dalle recenti rassicurazioni del Ministro del Mare, Traffico e Infrastrutture Oleg Butković. "Sono convinto - aveva detto nel luglio scorso a Pola - che dalle casse europee potremo attingere l'85% del finanziamento a fondo perduto mentre la differenza verrà coperta dallo stato". Ecco dunque che nell'ultimo incontro dell'anno con i giornalisti il sindaco Filip Zoričić ha incluso proprio il risanamento della diga nella sua agenda per il 2024, annunciando la firma con la ditta appaltatrice dei lavori.
Ora come ora la corona della struttura si sta spappolando causa l'azione delle mareggiate e della salsedine e in numerosi punti affiora l'armatura metallica del calcestruzzo. Tutto causa la mancata manutenzione. La diga venne costruita tra il 1910 e il 1914 in epoca austoungarica, poco prima dello scoppio della prima guerra mondiale. Venne realizzata con enormi blocchi in pietra estratti nella vicina penisola di Musil, ricoperti ai lati da uno spesso strato di cemento armato. Negli intendimenti iniziali doveva essere lunga 1.200 metri, però 254 metri non vennero mai ultimati e l'ultimo segmento di 141 metri non è stato nemmeno costruito. Negli ultimi 40 anni sono stati stesi due progetti di risanamento mai attuati causa la mancanza di risorse. Ma all'epoca non c'era la possibilità di accedere ai fondi comunitari.
Valmer Cusma
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