La DOP “Olio extravergine dell'Istria slovena”, registrata nel 2007, scompare per lasciare il posto a una di carattere transfrontaliera coinvolgendo i due paesi che dunque hanno trovato un linguaggio comune a differenza della tormentata vicenda relativa al Terrano. Stando agli esperti, la DOP comune avrà effetti molto positivi dal punto di vista economico e commerciale in quanto garantirà maggiore visibilità a un prodotto considerato d'eccellenza in campo europeo.
Va detto che le caratteristiche degli oli dell'Istria, che siano sloveni o croati, è molto simile e il tratto comune è l'altissima qualità riconosciuta in tutto il mondo, come confermato dalle riviste e guide specializzate come la ''Flos Olei''.
In Slovenia annualmente si producono 600/800 tonnellate di olio all'anno, di cui soltanto una cinquantina certificate per le quali dunque si potrà richiedere il bollino DOP. Molto maggiore la produzione nella parte croata della penisola: sui 250 vagoni.
Nel decreto dell'Unione Europea sono elencate le varietà delle olive coltivate al di qua e al di là del confine, che possono venire macinate indistintamente nei due paesi, ovviamente entro l'area protetta indicata sul documento, nella quale rientra anche la Liburnia.
Ma c’è un dato che lascia l'amaro in bocca sugli appartenenti alla Comunità nazionale italiana: nella dicitura non è rispettato il bilinguismo peraltro sancito sia nella regione istriana in territorio croato che nei comuni costieri sloveni dove la lingua italiana è parificata a quella del popolo di maggioranza.
Valmer Cusma