Nel 1947 gli esuli da Pola avevano caricato sulla motonave Toscana anche il busto di Dante poi rimasto per 20 anni in una cantina di Venezia, dove nel 1967 venne collocato in una nicchia del muro esterno dell'Arsenale. Ebbene il vicesindaco italiano di Pola Bruno Cergnul, forte anche del sostegno del sindaco Filip Zoričić vorrebbe riportarlo a casa e come ci ha spiegato si accontenterebbe anche di una copia. Ecco, dunque, il motivo del suo viaggio a Venezia agli inizi di settembre. Interessante la vicenda storica del busto. Tutto ebbe inizio verso l'anno 1.300 quando Dante in visita a Pola aveva dedicato a questa città alcuni versi del IX Canto della Divina Commedia. Così facendo aveva fatto breccia nel cuore degli intellettuali polesi di sentimenti nazionali italiani, che decisero di rendere omaggio al poeta con un busto. La scultura, opera dell'artista romano Ettore Ferrari, venne scoperta nella loggia della Palazzina municipale nel 1901 in epoca austroungarica con l'approvazione delle autorità di Vienna. Venne però rimossa e distrutta nel 1915 dal governo asburgico subito dopo che l' Italia dichiarò guerra all'Austria. Poi con la vittoria nella Prima guerra mondiale, l'Italia aveva potuto estendere la sua sovranità anche sull'Istria per cui si era pensato di rivolgersi nuovamente ad Ettore Ferrari che aveva conservato il calco in gesso. Questi realizzò un secondo busto identico al primo, collocato nello stesso posto. E poi come detto, venne l'esodo.
Valmer Cusma