Oliviero Toscani (Foto: Reuters)
Oliviero Toscani (Foto: Reuters)

Era diventato noto per le sue campagne provocatorie per la Benetton, società che gli aveva lasciato piena libertà artistica, ma Oliviero Toscani, scomparso nella notte all’età di 82 anni, era molto più che un fotografo.
Nella sua carriera era diventato una voce ascoltata, controcorrente, polemica ma non moralista, con opinioni spesso criticate e dirompenti, ma che stimolavano il confronto e, come le sue foto, scuotevano le coscienze.

Ho vissuto troppo e troppo bene, sono viziatissimo. Non ho mai avuto un padrone, uno stipendio, sono sempre stato libero".

Oliviero Toscani

L’annuncio della scomparsa del fotografo (affetto da amiloidosi e ricoverato il 10 gennaio scorso a Cecina dopo un aggravamento delle sue condizioni), è stato dato dalla famiglia con un breve comunicato: Toscani aveva rivelato la sua malattia in un'intervista al Corriere della Sera la scorsa estate, non rinunciando al consueto stile dissacrante parlando dei possibili esiti: “Basta che non faccia male – aveva detto -, ho vissuto troppo e troppo bene, sono viziatissimo. Non ho mai avuto un padrone, uno stipendio, sono sempre stato libero”.

Foto: Reuters
Foto: Reuters

La libertà di espressione, sia nelle foto sia nella vita, lo aveva sempre contraddistinto: le sue foto sono piene di luce e colore, e raccontano sempre delle storie o esprimono delle idee, mettendo in luce le contraddizioni e le ipocrisie della società. Immagini che colpiscono allo stomaco, come quella di un condannato a morte, o di un uomo ucciso dalla mafia in un lago di sangue, irriverenti verso morale comune, come quella di un prete che bacia una suora, o due bambini che rappresentano un diavolo e un angelo, scioccanti, come quella di una donna consumata dall'anoressia.
In sessant'anni di carriera ha visto i suoi scatti pubblicati sulle riviste più importanti al mondo, facendo anche ritratti di personaggi come John Lennon ad Andy Warhol, Muhammad Ali, Fidel Castro, Federico Fellini, modelle come Claudia Schiffer e Monica Bellucci, sportivi come Jannik Sinner.

Foto: EPA
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Figlio d’arte (il padre, Fedele Toscani, era uno dei fotoreporter storici del Corriere della Sera), aveva pubblicato il suo primo scatto a 14 anni sul Corriere della sera: un ritratto di Rachele Mussolini, moglie del Duce, fotografata a Predappio alla sepoltura del dittatore nella tomba di famiglia. Aveva studiato fotografia all'Università delle Arti di Zurigo, dedicandosi alla pubblicità con la campagna per il cornetto Algida, poi la celebrità e le foto su Elle, Vogue, GQ, Esquire, e per case di moda come Valentino, Chanel, Fiorucci, Esprit e Prénatal. Nel 1982 incontra i Benetton che daranno una svolta alla sua carriera dandogli piena libertà: Toscani utilizza le campagne pubblicitarie per mettere in primo piano temi sociali come l'omofobia, la lotta all'aids o l’orrore della pena di morte. I rapporti con i Benetton s’interrompono 18 anni dopo, in seguito alla campagna che utilizza foto reali di condannati a morte negli Stati Uniti.

Foto: Reuters
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L’impegno nel sociale però non si arresta: ci saranno campagne pubblicitarie incentrate sull'omofobia, le collaborazioni con la Croce Rossa, con l'Istituto Superiore della Sanità, con l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati e contro la violenza sulle donne e l’anoressia.
Nel 2018 torna con Benetton, ma due anni dopo matura un nuovo e definitivo divorzio in seguito alle dichiarazioni di Toscani sul crollo del ponte Morandi: "Ma a chi interessa che caschi un ponte?", aveva detto.
Quella non fu però l’unica frase a creare scalpore: "Per fortuna Berlusconi è morto", aveva detto dopo la scomparsa del Cavaliere, non lesinando negli ultimi mesi critiche al governo italiano, ma anche all’opposizione. Un occhio e una voce liberi, che facevano discutere, e che lasceranno un vuoto nel mondo della cultura e nel confronto politico in Italia.

Alessandro Martegani