Foto: Pixabay
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Un incidente di caccia, l'ennesimo di questi ultimi mesi, è costato la vita a due giovani in Sardegna. Uno dei due ragazzi avrebbe sparato accidentalmente alla nuca del secondo e, successivamente, si sarebbe tolto la vita utilizzando il fucile da caccia di proprietà dell'amico, unico titolare del porto d'armi.
Le indagini proseguono per scoprire l'esatta dinamica dell'accaduto che appare drammatica.

Qualche giorno fa, ad inizio dicembre una e due settimane dopo l'altra, ancora due vittime, rispettivamente di 34 e 66 anni. A Monte Sant'Angelo.

Un giovane agricoltore, il cui corpo è stato trovato privo di vita e con profonde ferite agli arti in località Cassano, zona Bosco Quarto, morto verosimilmente per le ferite riportate dal colpo del fucile che aveva con sé, che sarebbe partito accidentalmente nel tentativo di difendersi dall'attacco di un cinghiale.

Poi un meccanico sessantaseienne che durante una battuta di caccia in località Santa Croce, mentre è scivolato in un dirupo, è stato ucciso dalla sua stessa arma - anche in questo caso un fucile - per un colpo partito accidentalmente. La morte è avvenuta sotto gli occhi di altri cacciatori.

Ricordiamo anche il caso di Trieste, con la tragedia costata la vita ad una donna, a Basovizza, a qualche centinaio di metri dalla strada statale, nel bosco che si raggiunge da un sentiero che si imbocca prima dell'area del Sincrotrone, deceduta in ospedale dopo essere stata raggiunta da uno sparo esploso durante una battuta di caccia.

Ma già in settembre, dopo una settimana dall'apertura della stagione venatoria si erano registrate le prime quattro vittime in varie regioni d'Italia, a causa di incidenti dovuti alla caccia, anche con colpi di fucile partiti accidentalmente.

Davide Fifaco