Foto: Reuters
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Dopo il caso Almasri, a gettare nuova benzina sul fuoco dei rapporti tra governo italiano e magistratura arriva la decisione dei giudici della Corte d'Appello di Roma di non convalidare il trattenimento dei 43 migranti chiusi nei centri costruiti dall'Italia in Albania: persone che dovranno essere liberate e che saranno riportate in Italia, a Bari.

Terzo trasferimento di migranti in Albania, dunque, e terzo no dei giudici al trattenimento nel centro di Gjader, con una decisione analoga per tutti e 43 e che rinvia alla Corte di giustizia europea il compito di diramare i dubbi sul fatto che un Paese possa qualificarsi come sicuro, "quando le condizioni sostanziali per la sua designazione non sono soddisfatte per alcune categorie di persone".

Ora Palazzo Chigi studia le contromisure per sbloccare l'ennesimo stallo: "Siamo al lavoro per superare anche questo ostacolo", fanno sapere fonti della Presidenza del Consiglio.
L'esecutivo parla di "grande stupore, perché a nostro avviso non c'è la necessità di aspettare il pronunciamento della Corte di giustizia europea".

Ovviamente non mancano le polemiche tra maggioranza ed opposizione.
Galeazzo Bignami di Fratelli d'Italia si scaglia contro "l'atteggiamento di resistenza da parte di un pezzo della magistratura italiana nei confronti delle misure adottate per garantire la sicurezza e contrastare l'immigrazione irregolare".

La segretaria del Partito democratico, Elly Schlein, parla di "clamoroso fallimento" per l'Esecutivo. In Albania erano stati trasportati martedì scorso 49 migranti intercettati a sud di Lampedusa: in sei erano già stati trasferiti in Italia nei giorni scorsi perché minorenni o vulnerabili. Per gli altri 43 è arrivata questa nuova decisione: niente convalida.

"Chiederemo - annuncia inoltre Elly Schlein - di avere il resoconto di tutti i costi sostenuti dallo Stato in questa missione. Secondo le nostre stime, siamo ormai a oltre un miliardo di euro che poteva essere investito per assumere infermieri e medici nei reparti svuotati della sanità pubblica".

Secondo il segretario di +Europa, Riccardo Magi, "è la pietra tombale sulle politiche migratorie messe in atto finora da Giorgia Meloni tra forzature giuridiche e colpi di mano parlamentari".

Davide Fifaco