Un lungo e duro tira e molla con alcuni momenti di rottura, quello tra il premier Mario Draghi ed i partiti, con un sottile equilibrio fatto di correnti, ambizioni di rappresentanza e personali, rivendicazioni di genere e territoriali.
Alla fine in termini numerici vengono premiati i 5 Stelle, con 11 sottosegretari di cui due viceministri, ma chi ci guadagna più di tutti è probabilmente la Lega con 9 rappresentanti, tra i quali il viceministro alle Infrastrutture e Trasporti, nella persona di Alessandro Morelli. Sei nomine a testa per il Partito Democratico e Forza Italia. Le donne scelte sono 19, quasi la metà del totale, nonostante alcuni partiti non avessero rispettato le indicazioni del capo del governo, presentando liste con quasi solo uomini.
Per quel che riguarda il Ministero degli Esteri e la cooperazione internazionale, che si rapporterà quindi anche con la minoranza italiana di Slovenia e Croazia, come vicario di Luigi Di Maio è stata nominata la dem Marina Sereni, sottosegretari Manlio Di Stefano del Movimento 5 Stelle e Benedetto Della Vedova di Più Europa.
Draghi ha quindi tolto ai partiti solamente la scelta della delega ai Servizi segreti ed alla Sicurezza della Repubblica, che ha affidato al capo della polizia Franco Gabrielli.
Ci è voluta comunque quasi un'ora di sospensione del Consiglio dei ministri per mettere al loro posto tutte le caselle e sembrerebbe che alla fine sia stato lo stesso Presidente del Consiglio a prendere in mano la situazione e chiudere la lista.
Di certo Pd e M5S non hanno digerito il bottino portato a casa da Forza Italia che nomina Giuseppe Moles all'informazione ed editoria e Francesco Paolo Sisto alla Giustizia, oltre a Giorgio Mulè alla Difesa.
Nel centro destra crea un caso l'Udc, che minaccia di uscire dal gruppo di Forza Italia dopo i no a Binetti e Saccone, mentre nel Partito Democratico rimane alta la tensione interna tra le correnti, in particolare tra Zingaretti ed Orlando.
Oltre alla già citata “vittoria” della Lega, con la nomina dei sottosegretari si può parlare di un vero e proprio successo personale per Matteo Salvini che riesce a “piazzare” elementi di stretta fiducia come Molteni al Viminale, Durigon all'Economia, Centinaio alle Politiche agricole, Morelli viceministro alle Infrastrutture e Lucia Borgonzoni ai Beni culturali.
Esce rafforzato anche Luigi Di Maio, con la riconferma di Laura Castelli, viceministro al Mef, ma anche Sibilia all'Interno ed Alessandra Todde viceministro al Mise.
Infine, anche Italia Viva riesce a reinserire nella squadra due ex dell'esecutivo Conte bis: Ivan Scalfarotto dopo essere stato sottosegretario agli Esteri passa all'Interno mentre la ex ministra Teresa Bellanova diventa viceministro alle Infrastrutture e trasporti.
Davide Fifaco