Dopo 22 giorni Claudio Durigon ha capitolato, dimettendosi da sottosegretario leghista all’economia. Una decisione presa dopo un incontro con il segretario del suo partito Matteo Salvini, che lo ha probabilmente spinto verso questa strada.
Dimissioni, ha spiegato, Durigon date “per uscire da una polemica” che secondo lui lo starebbe svilendo come persona e che starebbe calpestando i valori cristiani nei quali lui dice di credere.
Il politico leghista era stato accusato di avere un’identità “fascista”, cosa che lui rigetta anche nella sua missiva, dopo che lo scorso 4 agosto, durante un comizio a Latina tenuto proprio accanto a Salvini aveva proposto di cambiare l’intitolazione del parco cittadino, attualmente dedicato a Falcone e Borsellino, ad Arnaldo Mussolini, fratello minore del più famoso Benito e con un ruolo di secondo piano nella costruzione delle fortune del regime fascista.
Proposta indecente per molti, non solo di sinistra, che ha fatto scattare l’immediata richiesta di dimissioni per Durigon, che dopo un primo momento si è visto isolato anche da parte di molti compagni di partito; tanto che infine l’ex segretario ha dovuto prendersi le sue responsabilità, lasciando il proprio incarico.
Il caso Durigon per gli analisti più addentro all’universo leghista, è un fulgido esempio dello scontro in atto tra la vecchia guardia leghista del nord e la nuova lega del sud e il suo bacino elettorale, più legato ad ambienti di destra o estrema destra, le cui posizioni spesso cozzano con la cultura politica leghista della prima ora.