Lo scandalo del feto sepolto senza autorizzazione nel cimitero Flaminio di Roma con il nome della madre appiccicato sopra non pare essere un caso isolato. Dopo la denuncia del garante della privacy ha aperto un’istruttoria “per fare luce su quanto accaduto e sulla conformità dei comportamenti, adottati dai soggetti pubblici coinvolti, con la disciplina in materia di privacy”.

In Italia un regolamento di polizia mortuaria stabilisce le procedure in caso di sepoltura di feti e embrioni. Il regolamento afferma che, indipendentemente dall’età gestazionale, la sepoltura è sempre possibile: ma se la libertà di chi la sceglie è dunque garantita, nei fatti non sono tutelate la libertà e la volontà di chi la sepoltura non la vuole. In alcuni casi, regioni e amministrazioni comunali hanno, infatti, approvato regolamenti che di fatto superano la norma nazionale. In altri casi, comuni o aziende ospedaliere consentono a terzi – spesso associazioni con un dichiarato posizionamento ideologico – di procedere con le sepolture e i relativi riti di accompagnamento, anche all’insaputa delle donne che hanno abortito.

A Trieste i feti trovano sepoltura nell’area dedicata ai bambini, sita nel capo 40 del Cimitero di Sant’Anna. Relativamente alla sepoltura di feti ed embrioni l'ospedale Garofolo Burlo, ha già risposto ad un'interrogazione sul tema di un consigliere comunale che "oltre alla puntuale applicazione delle normative nazionali e regionali vigenti in materia", si applica una procedura interna che prevede che operatori dell'istituto forniscano tutte le informazioni a coloro che ne facciano rischiesta, procedendo ad un'eventuale richiesta di sepoltura solo nel caso che a richiederlo siano i genitori.

Barbara Costamagna

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