L’effetto dello sciopero del trasporto pubblico, che chiude una settimana di mobilitazione contro la manovra del governo in Italia, si è visto fin dalle prime ore del mattino in molte città italiane. Code e rallentamenti, a causa del maggior numero di automobili sulle strade in previsione del blocco dei mezzi pubblici, si sono formate all’ingresso di molti centri.
Le lavoratrici e i lavoratori che hanno aderito alla protesta indetta da CGIL e UIL si sono fermati in Lazio, Trentino Alto Adige, Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Molise, Sardegna, e Toscana. Ieri era toccato ad Abruzzo, Marche e Piemonte.
In Friuli Venezia Giulia lo sciopero, della durata di 4 ore, interesserà sia il personale viaggiante sia il personale tecnico e amministrativo. I mezzi si fermeranno dalle 18:00 alle 22:00. Anche alcune aree di servizio autostradali sono state chiuse per sciopero.
Alla base delle proteste le misure contenute nella nuova legge di bilancio e in particolare quelle che secondo il sindacato colpiscono i cittadini più poveri, come la fine del reddito di cittadinanza, il taglio ad alcuni sussidi, e la mancanza di misure che tassino gli extra profitti delle grandi società. Fra le richieste un aumento dei salari detassando gli aumenti dei contratti nazionali, tutele a tutte le forme di lavoro tramite contratti nazionali con un salario minimo, una riforma fiscale progressiva, nuove norme sulle pensioni, ma soprattutto un reale confronto con il governo, che fino a oggi è mancato.
Temi ripresi anche dal segretario generale della Cgil Maurizio Landini che ha partecipato alla manifestazione organizzata a Roma, in piazza Madonna del Loreto, accanto all'Altare della Patria: “Non scioperiamo perché il governo è di destra – ha detto Landini riferendosi alle accuse di sciopero politico giunte dalla maggioranza di Governo – ma perché cose non funzionano”. “La manovra non affronta i problemi del Paese: la gente non arriva alla fine del mese, i salari sono tra i più bassi d'Europa, i livelli di precarietà sono altissimi, i giovani sono costretti ad andarsene dal Paese, c'è un'evasione fiscale che è la più alta d'Europa, ma questa manovra non affronta questi problemi”. "Noi chiediamo – ha concluso - di ridurre la tassazione sul lavoro dipendente, di cancellare i voucher e non di ripristinarli, e di fare investimenti su sanità, sulla scuola e sulla pubblica amministrazione per creare lavoro”.
Alessandro Martegani