Appare sempre più complicata la situazione sullo scacchiere siriano. Ad Afrin, località curda sotto attacco turco e delle milizie locali sue alleate da un mese, membri delle truppe filo-siriane sono entrate in città, prontamente prese di mira dall'artiglieria di Ankara che le ha respinte. Il presidente turco Erdogan aveva avvertito che il suo esercito avrebbe "sbarrato la strada" a qualunque rinforzo. La Turchia assicura che la sua avanzata, malgrado la perdita di 30 soldati, procede come previsto. Resta da chiarire la posizione della Russia, alleata di Damasco ma che nel contempo collabora con Ankara in Siria.
Intanto i massicci raid aerei condotti dall'aviazione russa e dall'artiglieria governativa siriana sulla Ghoutha orientale, zona densamente abitata alla periferia di Damasco controllata dai ribelli e assediata da cinque anni, hanno causato in 48 ore la morte di 250 persone, fra cui decine di bambini, lo riporta l'ultimo bilancio dell'Osservatorio siriano dei diritti umani. La roccaforte dei gruppi ribelli sostenuti dall'Arabia Saudita fin dal 2013 è formata da una fitta rete di cittadine e sobborghi dove risiedono ancora 300 mila civili, il cui destino è incerto. La battaglia urbana si annuncia dura come quella ad Aleppo Est alla fine del 2016. I massicci bombardamenti sono il preludio all'entrata delle truppe dell'esercito di Bashar al-Assad che ha messo in campo le sue due migliori divisioni.