Il contesto economico attuale ha determinato un'impennata della disoccupazione, con un numero considerevole di nuove iscrizioni ai centri per l'impiego, che raggiunto quota 50.148, un incremento del 6,6 percento rispetto al mese precedente. Il numero di disoccupati è comunque diminuito del 2,8 percento rispetto allo stesso periodo del 2024. Tale fenomeno è particolarmente marcato nei settori tradizionalmente più esposti alle fluttuazioni, quali l'industria manifatturiera, l'edilizia e il commercio, dove si è assistito a un significativo incremento dei licenziamenti, soprattutto a seguito di cessazioni di rapporti di lavoro a tempo determinato e di misure di riduzione del personale. Sebbene si sia registrata una lieve diminuzione delle disoccupazioni causate da fallimenti aziendali rispetto al mese precedente, il confronto con lo stesso periodo del 2024 evidenzia un trend preoccupante, sintomo di una persistente fragilità del tessuto produttivo in alcuni settori. A dicembre, nonostante la difficile situazione finanziaria, si è registrato un dato positivo relativo al reinserimento occupazionale: un numero rilevante di persone ha abbondato le liste di disoccupazione, trovando posto principalmente nel servizio alla persona, l’amministrazione e nella logistica. In particolare, si segnala una forte domanda di addetti alle pulizie e alle vendite, segretarie, magazzinieri, domestici e operai. Analizzando i dati su base regionale, emerge una situazione eterogenea, con alcune aree che hanno risentito maggiormente della crisi rispetto ad altre. Tuttavia, le esigenze di manodopera in settori strategici come quello sanitario, scolastico e della ristorazione rimangono pressanti. La prospettiva futura richiede un'attenzione costante all'evoluzione del mercato e l'implementazione di politiche attive volte a garantire la sostenibilità dell'occupazione e il benessere dei lavoratori.
Alessia Mitar