Per dirla con poche parole. Non è stato eccelso ma stando ai dati dell’Ufficio di statistica non certo da disprezzare. Da molti aspetti e in diversi settori. La crescita del prodotto interno lordo, che indica la salute economica del paese, si è attestata intorno al 2,5 per cento, uno dei risultati migliori in Europa. Il tasso di disoccupazione è inferiore al cinque per cento, il migliore degli ultimi dieci anni. Gli stipendi sono aumentati quest’anno nominalmente del 4,3 per cento, realmente del 2,6 per cento. Il 2019 poi va annoverato come anno record in campo turistico con oltre cinque milioni di presenze e 13 milioni di pernottamenti registrati nei primi nove mesi dell’anno. In campo culturale va segnalata la riduzione dell’Iva nel settore dell’editoria, passata dal 9,5 al 5 per cento, mentre in quello dell’istruzione la Slovenia può vantare il 42,7 per cento di abitanti nella fascia di età tra i 30 e i 34 anni in possesso di un titolo di studio universitario o di studi superiori, un dato che riferito alle donne supera il 56 per cento. I dati sopra esposti fanno ben sperare in un 2020 all’insegna del benessere e della prosperità. Ovviamente sono solo dati statistici e come tali vanno valutati. Nel 2020 la Slovenia dovrà vedersela con alcune ormai urgenti riforme in campo sociale, economico e della sanità, che potrebbero anche destabilizzare la debole coalizione del premier Marjan Šarec. Un rischio – ha rilevato il presidente della repubblica, Borut Pahor, nel suo messaggio di fine anno-da evitare con una quanto maggiore collaborazione tra le forze politiche, chiamate ad operare per il bene comune, il progresso e la stabilità della Slovenia.
Miro Dellore