Non esistono basi giuridiche sufficienti per procedere alla revoca del mandato al deputato Ferenc Horvath. Questo il parere espresso da espetti legali nell'incontro con il presidente della Camera di Stato, Dejan Židan e i capigruppo parlamentari sulla questione che ha coinvolto il rappresentante al seggio specifico per la comunità nazionale ungherese. Al momento, è stato rilevato, una revoca verrebbe molto probabilmente annullata dalla Corte costituzionale.
Il problema è stato sollevato in quanto Horvath, oltre al ruolo di deputato, è anche presidente della Comunità autogestita della nazionalità ungherese in Slovenia. Secondo gli esperti legali però, quest'ultima, sul piano costituzionale, non può venir considerata alla stregua di una società economica, un ente pubblico o una persona giuridica pubblica, in altre parole presiedere una comunità autogestita del gruppo nazionale non è come ricoprire un ruolo dirigenziale in un'altra istituzione. Per tale motivo, cosi il parere degli esperti, è difficile ricorrere ad una legislazione che nemmeno regolamenta un aspetto specifico come questo. Qui il professore Janez Čebulj ricorda una delibera della Corte costituzionale, di cui è stato presidente, nella quale si avverte che una revoca del mandato da parte del Parlamento rappresenta un'ingerenza nel diritto elettorale passivo, come tale necessita di un preciso fondamento nella legge.
Ricordiamo che della vicenda si sta occupando anche la commissione anticorruzione che, a fine aprile, aveva notificato a Ferenc Horvath che la carica di deputato non è compatibile con quella di presidente della Comunità autogestita della nazionalità ungherese, dandogli un termine di 15 giorni per decidere a quale delle funzioni dovesse rinunciare. Invito che è stato ignorato.
Delio Dessardo