L'obiettivo dichiarato è lo stesso, ovvero mantenere un'assistenza sanitaria pubblica di qualità e accessibile a tutti. Le strade però divergono su come raggiungere questo obiettivo. Da un lato l'esecutivo, presente al tavolo della trattativa sia con il premier, Robert Golob, che con la ministra della Salute, Valentina Prevolnik Rupel. Dall'altra l'Associazione dei medici sloveni, rappresentata dalla presidente, Bojana Beović, secondo cui la legge nella sua forma attuale restringe troppo i margini di manovra e quindi di flessibilità per navigare nel complicato sistema sanitario nazionale. Secondo lei, infatti, restringere le possibilità di interazione e di interscambio fra operatori sanitari del settore pubblico e di quello privato non aumenterà il numero dei servizi medici offerti, né, allo stesso tempo, ridurrà i tempi di attesa. Beović è convinta che la modifica di legge avrebbe un senso solo se venissero contemporaneamente risolte anche questioni come l'organizzazione delle istituzioni sanitarie pubbliche, il pagamento dei servizi sanitari e le condizioni di lavoro di un personale sanitario che, e anche questa è opinione condivisa, vive l'impegno professionale sotto forti pressioni.
Pochi giorni fa l'Associazione dei medici ha trasmesso al ministero un parere legale, in base al quale l'emendamento in questione contiene numerosi divieti, restrizioni e interferenze che andrebbero a ledere i diritti costituzionali degli operatori sanitari. Il governo ne ha preso atto e si è dato ulteriori 14 giorni per integrare e modificare la proposta di emendamento prima di presentarlo in parlamento entro la fine di novembre. O quantomeno questo è l'auspicio.
Valerio Fabbri