Il Comitato Esteri ha esortato i ministeri competenti a valutare la possibilità di vietare ogni forma di commercio tra la Slovenia e le colonie israeliane nei territori occupati della Cisgiordania. La proposta, discussa su iniziativa dei parlamentari della coalizione al governo, punta a intensificare la pressione internazionale contro le violazioni del diritto internazionale da parte di Israele. Nataša Sukič, deputata del Partito Sinistra, ha sottolineato come Israele agisca con “disprezzo per la comunità internazionale” nella Striscia di Gaza e, nonostante il recente cessate il fuoco, “continua a colpire la Cisgiordania”. Per Sukič, la risposta deve essere decisa e con l'adozione di “sanzioni mirate”. La ministra degli Esteri Tanja Fajon ha confermato che il governo sloveno sta esplorando possibili misure, ma ha avvertito che le opzioni sono limitate: “La politica commerciale è di competenza dell’Unione Europea, e le possibilità di azione bilaterale sono molto ridotte”. Finora, nessuno Stato membro dell’UE ha introdotto sanzioni commerciali contro gli insediamenti illegali, ma si sono registrate iniziative alternative come campagne di sensibilizzazione e appelli ai consumatori e alle imprese. Il segretario di stato Dejan Židan ha fornito un quadro della situazione economica: “I dati sulle importazioni dai territori occupati sono trascurabili. Nel 2022 e fino a ottobre 2024 non ci sono state importazioni; nel 2023 si è trattato di poco meno di 2.000 euro. Le esportazioni, invece, hanno riguardato principalmente dispositivi medici e farmaci”. Il Comitato ha inoltre suggerito di intensificare le pressioni diplomatiche per fermare gli scontri in corso. Tuttavia, questa iniziativa ha suscitato critiche da parte di esponenti del Partito Democratico, tra cui Breznik e Kosi, che hanno espresso dubbi sull’efficacia di tali azioni.
Dionizij Botter