
Passa con 55 voti a favore e 9 contrari la procedura per attuare una riforma costituzionale che riguarda il governo. Il Partito democratico sloveno, contrario alla proposta, ha evitato lo scontro diretto e non si è registrato in Aula per il voto, abbassando così il quorum necessario per l'avvio della procedura. A settembre 2022 furono 56 i deputati che misero la propria firma sotto la proposta di legge del capogruppo parlamentare dei cristiano-democratici, Janez Cigler Kralj, sostenuto da Movimento Libertà e Socialdemocratici. Tre le principali modifiche: trasferire dal parlamento alla presidenza della Repubblica la conferma dei ministri, sempre su proposta del Primo ministro; abolire le interpellanze parlamentari nei confronti dei singoli ministri, mantenendo invece in vigore quella per l'intero governo; e libertà di scelta sulla composizione dell'esecutivo delegata a ciascuna coalizione di governo, lasciando alla legge la definizione di ambiti e competenze più che del numero dei ministri. Dopo due anni e mezzo di acqua sotto i ponti ne è passata così tanta che sembra ormai essere marcia, al punto che Nuova Slovenia aveva fatto intendere di voler fare marcia indietro per le numerose violazioni sia del regolamento interno della Camera di Stato sia della Costituzione. Per approvare la modifica costituzionale serve una maggioranza di due terzi dei deputati, ma per un passaggio così delicato servirebbe un consenso ampio e condiviso che non sembra esserci più. Anche all'interno della stessa coalizione di maggioranza l'unico punto condiviso è la necessità di una riforma sulla nomina dell'esecutivo, ma ci sono divergenze apprezzabili su quali queste debbano essere. Con il voto odierno però, l'iter legislativo è comunque avviato.
Valerio Fabbri