Foto: Pixabay
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La legge sulla fornitura di acqua potabile disciplina il diritto all'acqua sancito dalla Costituzione e vieta la gestione della fornitura attraverso concessioni a scopo di lucro. In autunno saranno trascorsi nove anni da quando il diritto all'acqua potabile è stato inserito nella Costituzione slovena. Tuttavia, il termine per l'adeguamento della legislazione è scaduto nel 2018, e ora, a causa degli obblighi derivanti dal piano di ripresa e resilienza, la nuova legge dovrà essere adottata entro la fine di marzo.

La normativa prevede che entro cinque anni tutte le concessioni per la fornitura di acqua potabile assegnate alle aziende private vengano revocate. Durante questo periodo, i comuni che hanno accordato tali concessioni dovranno trovare soluzioni adeguate, dove non ci sono, istituire aziende pubbliche o gestire direttamente il servizio idrico.
In Slovenia la fornitura di acqua potabile non è gestita solo da aziende pubbliche e private, ma anche da cooperative idriche e acquedotti privati, rilevano dalla Camera nazionale per i servizi comunali, bisognerà quindi trovare una soluzione anche per questi soggetti privati che forniscono acqua alla popolazione, hanno evidenziato.

La legge in sé non cambierà le modalità di fornitura dell'acqua né comporterà aumenti di prezzo. Una novità importante della proposta di legge è che l'acqua non potrà più essere staccata per mancato pagamento, ma solo nei casi in cui l'utente sia realmente impossibilitato a pagare, e non semplicemente perché rifiuta di farlo. (ld)