Foto: Valerio Fabbri/Radio Capodistria
Foto: Valerio Fabbri/Radio Capodistria

Che la nomina di Senad Jušić al vertice della polizia fosse una forzatura procedurale c'erano pochi dubbi, al punto che il passo indietro arrivò su pressione degli alleati di governo prima ancora che dell'opposizione. Ma ora la relazione dell'anti-corruzione getta un'ulteriore ombra su una nomina dietro la quale il ministro dell'Interno, Boštjan Poklukar, aveva provato a giocare di rimessa. Secondo la KPK, le scelte sono state incoerenti e scarsamente adeguate, riservando un trattamento iniquo agli altri candidati, fino ad abusi in atti d'ufficio da parte dei responsabili del processo decisionale. L'anti-corruzione ha specificato di non avere alcun potere giudiziario né decisionale-politico, ma ha altresì spiegato che procedimenti così arbitrari rischiano di portare a una perdita di fiducia del pubblico nelle istituzioni statali e nello stato di diritto. Motivo per cui ha formulato raccomandazioni al governo e al Consiglio dei funzionari statali per migliorare la trasparenza delle procedure di verifica delle condizioni per poter ricoprire cariche nell'amministrazione statale. Il governo, tramite il vicepremier Matej Arčon, ha fatto sapere che commenterà la relazione quando avrà modo di leggerla, anche se va ricordato che la KPK aveva avanzato raccomandazioni simili già alla fine del 2022, nel pieno dell'affaire Bobnar. E proprio il caso dell'ex ministra dell'Interno è ancora al vaglio della Commissione anti-corruzione. Tina Divjak, numero due dell'organismo indipendente che supervisiona la trasparenza dell'operato nel pubblico, ha detto che il procedimento nei confronti di Golob per presunte pressioni indebite esercitate su Bobnar e su altri dipendenti del ministero è alle battute finali. La relazione è attesa prima del voto, in programma ad aprile 2026.

Valerio Fabbri