
Una maggiore trasparenza sull'utilizzo dei fondi pubblici passa anche attraverso la digitalizzazione. Nasce sotto questo auspicio l'aggiornamento dell'applicazione Erar, secondo il presidente della KPK, Robert Šumi. Un modo per ribadire l'impegno a ridurre il rischio di corruzione e rafforzare l'integrità del sistema, perché da adesso sarà possibile visualizzare anche le variazioni del patrimonio dei funzionari, l'accesso ai registri delle attività di lobbying, e le valutazioni sulle aziende soggette a restrizioni su indicazione della Commissione. Ora sarà possibile mostrare tutti i trasferimenti all'estero per le utenze presenti nel registro delle imprese sloveno, oppure nel caso dei privati cittadini quando questi trasferimenti all'estero superano lo stipendio lordo del capo dello Stato, nonché tutte le transazioni che implicano donazioni, sponsorizzazioni, contratti di consulenza e altri diritti d'autore e servizi intellettuali. Transazioni che vengono aggiornate su base quotidiana e tenute in memoria per un periodo di circa dieci anni. Un inno alla trasparenza che, secondo la KPK, andrà a semplificare il lavoro di giornalisti e ricercatori, ma si sono sollevate diverse voci critiche. Il Partito democratico sloveno (SDS), qualche settimana f, ha invocato la convocazione di una seduta straordinaria della Camera di Stato per vedere se il raggio d'azione dell'Erar è nell'ambito della costituzione. Sulla stessa lunghezza d'onda Gen-I. L'azienda energetica guidata dal premier Golob prima dell'ingresso in politica si è rivolta alla Corte costituzionale per valutare la legittimità dell'articolo 75b della legge anticorruzione, che definisce la pubblicazione dei dati sui flussi di cassa degli enti del settore pubblico. Una singolare convergenza che però non ha scosso il presidente Šumi, che in conferenza stampa ha detto, con tono serafico, che tutto quanto viene pubblicato è nel rispetto della legge.
Valerio Fabbri
