Nessun allentamento in vista al confine italo-sloveno. Lo ha detto il ministro degli esteri Anže Logar durante il Question Time al Comitato esteri della Camera. Visto l’andamento dell’epidemia in Italia- secondo il capo diplomazia- non ci sarebbero le condizioni per alleggerire l’attuale regime alla frontiera. In ogni modo tutto dipenderà dalle valutazioni che faranno l’Istituto nazionale della Sanità ed il Ministero della Sanità.
Serrati colloqui invece sono in corso con Croazia, Ungheria e Austria. La situazione epidemiologica nei tre paesi – ha precisato Logar - è simile a quella slovena e quindi si sta lavorando per trovare una intesa per definire le modalità di passaggio del confine. Si spera di risolvere tutto entro il primo giugno. Al momento, comunque, possono entrare in Slovenia senza limitazioni solo i croati, mentre l’unica meta possibile, seppur con qualche limitazione in più, per gli sloveni è la Croazia.
Il nodo da sciogliere è soprattutto quello austriaco. Vienna ha mantenuto le limitazioni al confine con la Slovenia, mentre sta lavorando ad un allegerimento del regime con tutti gli altri paesi, Italia esclusa. Come se ciò non bastasse ci hanno pensato i media austriaci a buttare benzina sul fuoco presentando la situazione in Slovenia in maniera molto peggiore rispetto alla realtà. Logar ha precisato che il ministero in questi giorni si è impegnato per fornire una serie di chiarimenti e puntualizzazioni, mentre sia il premier Janez Janša sia lui stesso hanno parlato con i loro omologhi a Vienna. Il più che fondato sospetto è che l'obiettivo sia quello di trattenere i turisti - tedesci soprattutto - entro le proprie frontiere. Un gioco questo a cui Lubiana non vuole starci e Logar ha ribadito che il criterio dell'allentamento dei controlli deve tener conto solo dello stato dell'epidemia.
Un tema quello delle frontiere che sembra destinato a tenere banco anche nelle prossime settimane. La Commissione Europea ha previsto la fine delle limitazioni entro il prossimo 15 giugno, ma poi come sempre l’ultima parola spetterà agli stati membri.
Stefano Lusa