Il commissario per i diritti dell'uomo del Consiglio d'Europa, Dunja Mijatović ha affermato che "le pene pecuniarie ed amministrative nei confronti degli attivisti della società civile in Slovenia" dovrebbero essere immediatamente abolite. La richiesta ai manifestanti di rimborsare il costo del lavoro degli agenti di polizia impiegati in occasione di manifestazioni non autorizzate, non sarebbe, infatti secondo lei coerente con le legislazioni slovena e internazionale che disciplinano questo ambito.
Secondo la Mijatović, particolarmente significativo sarebbe il caso dell'attivista Jaša Jenull, nei confronti del quale il Ministero dell'Interno e la Procura dello Stato hanno avviato qualche settimana fa una terza causa che riguarda la presunta organizzazione da parte di Jenull di una protesta davanti al Parlamento nel giugno 2020, quando un gruppo di cittadini si sedette per terra in Piazza della Repubblica leggendo ad alta voce la costituzione. La multa prevista sarebbe di 34.000 euro, che si andrebbe ad aggiungere ad altre due precedenti ammende di 2.255 e 3778 euro.
"Nel Memorandum pubblicato lo scorso anno, ho espresso seria preoccupazione per i tentativi di alcuni funzionari governativi di intimidire gli attivisti della società civile in Slovenia e per gli effetti negativi che ciò ha avuto sulla loro libertà di espressione", ha ricordato la Mijatović, che si è detta ancora preoccupata per le restrizioni sproporzionate alla libertà di manifestare pacificamente nel Paese ancora in vigore.
Il commissario ha, quindi, suggerito la cancellazione delle azioni legali per il rimborso dei costi del lavoro di polizia e delle multe ricevute dai manifestanti. Un appello che potrebbe essere accolto dal prossimo governo, visto che il partito Movimento per la Libertà, aveva annunciato in campagna elettorale che in caso di vittoria avrebbe posto fine a questo tipo di intimidazioni, chiedendo anche la cancellazione di tutte le condanne comminate in questi mesi.
Barbara Costamagna