Quando c’è l’intervento degli agenti di sicurezza sulla scena del crimine è già troppo tardi, per questo è necessario intervenire prima. Per farlo però bisogna prendere atto che il mondo continua a cambiare in modo sempre più sostenuto, ma la legislazione non riesce a tenere il passo, motivo per cui è sempre più opportuno introdurre modifiche tecniche, senza per questo stravolgere l’impalcatura normativa esistente. La posizione del ministro Poklukar è chiara fin dai primi sopralluoghi nelle aree dove la convivenza con le comunità rom è sempre più difficile, nel sud-est del paese, non sono solo un problema di sicurezza, ma anche, se non soprattutto, di integrazione e di prevenzione. Per affrontare questo e altri problemi di violenza, da quella collegata agli eventi sportivi a quella giovanile, Poklukar è convinto che la polizia debba essere messa nelle condizioni di svolgere attività investigativa e giudiziaria. Un passaggio da intraprendere in collaborazione con tutte le parti interessate, in linea con i dettami costituzionali e con il sostegno parlamentare. Insomma, è necessario lavorare meglio invece di lavorare di più. In particolare nello spazio digitale, un ambito nel quale è sempre più urgente affrontare le modifiche di legge sulle procedure penali. Fra gli esperti di settore intervenuti alla tavola rotonda, Miroslav Žaberl ha detto che la repressione da sola non basta, soprattutto negli eventi sportivi. Così come per la questione rom serve la partecipazione dei servizi sociali, ha detto Žaberl, nel caso della violenza negli stadi anche le società di calcio devono essere chiamate di fronte alle loro responsabilità. Il vero nocciolo della questione, secondo lui, è la criminalità organizzata, che utilizza sofisticati strumenti tecnici al di fuori della legge, strumenti e modalità interdetti alla polizia, che deve quindi trovare le giuste contromisure.
Valerio Fabbri