Una "macchia nera" della storia della Slovenia che il governo, e in particolare il ministero dell'Interno, ha il dovere di cancellare quanto prima. Pirc Musar ha pronunciato queste parole martedì scorso, in occasione della Giornata mondiale dei diritti umani, durante la consegna di una targa a Irfan Beširević, presidente dell'Iniziativa civica degli attivisti dei cancellati, il quale con grande franchezza ha riconosciuto come per regolamentare i loro diritti sia necessaria una legge, più di una pergamena. L'eco delle parole della presidente è stata abbastanza forte, al punto da inchiodare Golob su una questione che da 33 anni perseguita non solo i cancellati, ma anche l'anima profonda della Slovenia e la divide.
Entrambi personaggi pubblici eppure novizi della politica politicante fino a poco più di due anni fa, Pirc Musar e Golob sono le due facce della stessa moneta che si conia nei circoli lubianesi. E se il premier è stato l'ennesimo "volto nuovo" per fare da contraltare a Janša, Pirc Musar è emersa dalle retrovie per fare da contraltare allo stesso Golob, allora convinto che sull'onda del successo avrebbe potuto decidere anche la presidenza. Il candidato della coalizione, infatti, era il socialdemocratico Milan Brglez, ma Pirc Musar sparigliato il mazzo. E se i numeri in parlamento difficilmente possono affossare il premier, il vero contraltare politico è proprio la presidente, sempre in testa nei sondaggi come personaggio politico preferito. Sorprende solo in parte, quindi, che nel discorso sui cancellati Pirc Musar abbia puntato il dito contro il governo, perché il regolamento di conti fra i due va avanti da un pezzo. I fronti aperti sono molti. La nomina del nuovo governatore della banca centrale, l'audizione in commissione anti-corruzione del premier, alcune iniziative di politica estera non concordate e inviti non ricambiati sono solo alcuni dei temi che dividono presidenza della Repubblica e governo. Nel mezzo, però, c'è la gestione del paese e quindi della vita di tutti i cittadini.
Valerio Fabbri