Ricordare i quarantamila soldati dell’esercito italiano feriti o uccisi, ma soprattutto guardare a un futuro di pace e cooperazione, che eviti il ripetersi di una tragedia come la disfatta di Caporetto.
Sono questi i due filoni su cui è stata impostata la cerimonia di quest’anno al sacrario di Caporetto, in cui si ricorda una delle più terribili sconfitte dell’esercito italiano, ma anche la fine della Prima guerra mondiale.
Al sacrario, sotto una pioggia battente, sono giunti, accanto alle associazioni dei combattenti e ai sindaci dei comuni che furono coinvolti nella battaglia, l’ambasciatore italiano in Slovenia Paolo Trichilo, il segretario alla difesa Miloš Bizjak, e il console generale italiano Giuseppe D’Agosto.
Il 24 ottobre del 1917, le truppe dell’impero austroungarico attaccarono le linee italiane a Caporetto dando il via alla dodicesima battaglia dell’Isonzo: fu un disastro per l’esercito regio italiano, ma anche un punto di svolta nella guerra, che diede il via alla successiva reazione. Un capitolo di storia che deve far riflettere, è stato sottolineato negli interventi, ed essere un monito per le giovani generazioni sulla necessità di collaborare ed evitare i conflitti come ha ribadito il console Giuseppe D’Agosto: “Il messaggio che vogliamo trasmettere è ricordare il passato, la memoria dei disastri che comporta la guerra, i tanti giovani morti da tutte le parti del degli eserciti che hanno partecipato alla prima guerra mondiale, anche le vittime civili, ma nel ricordare la memoria della guerra dobbiamo guardare alla pacifica convivenza che condividiamo da 70 anni. Ha portato benessere e la possibilità di vivere tutti uniti in questo progetto che è l'Unione Europea: dobbiamo ricordare il passato per guardare al futuro”.
D’Agosto ha ricordato anche come Caporetto possa essere un esempio per le giovani generazioni: “La memoria sta sparendo fra i ragazzi dopo 100 anni, non ci sono più le persone che hanno partecipato a queste guerre, e quindi la difficoltà per loro di comprendere come queste Valli, dove si viene in vacanza, a passeggiare, potessero essere un luogo di guerra. A loro va trasmesso questo messaggio, proprio perché si radichi l'idea che la guerra è un fallimento della civile convivenza, e che bisogna lavorare per evitare che le contrapposizioni sfocino in situazioni di scontro. Non dovremmo più avere la sfortuna di vedere la guerra nei nostri territori, ma i ragazzi devono capire che soltanto 100 anni fa, e poi successivamente con la Seconda Guerra Mondiale, L'Europa è stata investita dalle guerre, e ceh bisogna guardare a un futuro di pace”.
Sulla stessa line anche il segretario alla difesa Miloš Bizjak, che nel suo intervento ha ricordato come tutti i luoghi della memoria presenti nell’area di Caporetto, “debbano ricordare ogni giorno che la guerra è una cosa orrenda”, ma soprattutto “mandare un messaggio di pace e speranza, oggi come in futuro”. Bizjak ha anche sottolineato la profonda collaborazione fra Italia e Slovenia in campo politico e anche militare, una collaborazione che s’inserisce nel processo d’integrazione europea e che va ulteriormente sviluppato.
Il rifiuto della guerra e della violenza è stato al centro dell’intervento dell’ambasciatore italiano in Slovenia Paolo Trichilo: un principio, ha detto, che è alla base della Costituzione italiana. “Ritrovarci qui ogni anno – ha sottolineato – non è solo una tradizione, ma ha un senso più profondo, che coinvolge il comune destino del nostro continente”, un destino che deve essere di pace e di cooperazione all’interno dell’Unione Europea.
Alessandro Martegani