A pochi giorni dall'istituzione delle pattuglie miste di polizia al confine con l'Italia, la Slovenia annuncia provvedimenti per arginare il flusso dei migranti al confine Schengen, quello con la Croazia. Il premier Marjan Šarec ha voluto incontrare ieri i sindaci delle aree maggiormente interessate dal fenomeno. Nella prima metà del 2019 sono state fermate circa 5.300 persone, ovvero il 47 per cento in più rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Nello stesso periodo sono finiti nelle maglie delle forze di sicurezza 130 trafficanti, quasi tutti stranieri. "E' contro questa rete di criminali che stiamo concentrando i nostri sforzi" hanno convenuto il Ministro degli interni Boštjan Poklukar e la direttrice delle forze di polizia Tatjana Bobnar. I funzionari di Lubiana hanno annunciato il rafforzamento degli organici di polizia; se sarà necessario, in un secondo momento anche dell'esercito. Concretamente Šarec ha parlato di incremento degli organici, investimenti in nuove attrezzature - è previsto l'uso di droni per controllare meglio le aree interessate - e di barriere fisiche: una di quattro km da piazzare subito, l'altra - un reticolato di 40 km - arriverà tra quest'anno ed il prossimo.
Il premier sloveno parla di "presenza dello stato" per far fronte a una pressione degli immigrati che sta aumentando, ma mette in guardia dai falsi allarmismi e dalle esagerazioni di chi specula su questo dramma anche per mero ritorno politico. Nei commenti sui giornali sloveni di oggi è diffusa la constatazione che l'annuncio di una linea più dura al confine croato, più che una mano tesa agli abitanti del posto, sia un messaggio ai governi di Italia e Austria e agli stati lungo la rotta balcanica. Per dire, la Slovenia sta facendo il possibile ed è in grado di controllare la situazione. (a.c.)
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