È passato quasi un anno quando i camici bianchi hanno incrociato le braccia, precisamente dal 15 gennaio scorso. Una serrata sindacale, tuttora in corso, in seguito all'inadempienza del governo nel presentare proposte concrete volte a soddisfare le rivendicazioni della categoria. Tale decisione, annunciata esattamente il 17 dicembre 2023, ha rappresentato una scelta estrema, destinata a segnare un precedente storico nel panorama sindacale sloveno, in quanto si configura come la più prolungata interruzione di servizio nel settore sanitario nazionale. Le motivazioni alla base di questa protesta sono molteplici a partire dalla divergenza di vedute con la coalizione. Fides sottolinea il persistente ritardo nell'attuazione della riforma salariale, un elemento cruciale per garantire un adeguato riconoscimento economico del prezioso contributo che i professionisti della salute apportano alla società. Il sindacato denuncia poi le condizioni lavorative sempre più gravose a cui sono sottoposti i medici e gli odontoiatri, costretti a far fronte a un carico di lavoro eccessivo e a una mancanza di personale “catastrofica”: come è stato ripetutamente sottolineato dal Presidente del sindacato Damjan Polh e dagli interlocutori che sono intervenuti, basti considerare la scarsità di pediatri, ginecologi e radiologi in molte regioni. Di fronte a questa carenza di risorse sempre più critica, numerosi professionisti si trovano costretti a svolgere più incarichi in strutture diverse, e non sono pochi coloro che, pur avendo maturato le condizioni per il pensionamento, rimangono in servizio per sopperire a tale mancanza. È stato chiaramente affermato che l'integrazione di medici stranieri, pur essendo un elemento positivo, non è sufficiente a risolvere il problema. Polh ha denunciato un sistema sanitario “ormai malato” e uno sciopero svuotato del suo senso originario a causa di divieti governativi che ne hanno limitato le modalità iniziali. Pur esprimendo un cauto ottimismo per le novità introdotte dal nuovo documento che definisce nuovi criteri per la valutazione della professione medica, ha evidenziato che il percorso per stabilizzare la situazione è ancora molto lungo.
Alessia Mitar