La manovra a tenaglia dell'opposizione si snoda su due temi all'apparenza marginali, quali l'acquisto di veicoli corazzati Patria a otto ruote dalla Finlandia e le pensioni per il raggiungimento di risultati eccezionali nel campo dell'arte, ma molto delicati da un punto di vista politico.
Nuova Slovenia ha messo nel mirino i Patria non solo per difendere l'operato del suo segretario ed ex ministro della Difesa, Matej Tonin, ma anche per provare a colpire Golob per interposta persona, dal momento che il ministro responsabile, Borut Sajovic, ne è diretta emanazione. Il deputato Janez Žakelj ha chiesto una convocazione straordinaria della commissione di controllo sulle finanze pubbliche per cercare di capire cosa otterrà la Slovenia con l'esborso di 700 milioni di euro a favore di Helsinki. La fornitura dei 106 blindati a otto ruote è troppo costosa e poco trasparente, soprattutto nelle fasi successive alla vendita, quando si tratterà di gestire e operare i Patria.
Žakelj ha anche ribadito che se la Slovenia avesse rispettato il piano di acquisto dei Boxer, deciso dal precedente governo, oggi avrebbe già la possibilità di formare un battaglione di combattimento medio con 30 veicoli e un risparmio di oltre un milione di euro per autoblindo.
Il partito di Janez Janša ha invece puntato la legge sull'integrazione pensionistica per i lavoratori del mondo della cultura che hanno raggiunto meriti eccezionali. Una legge-bandiera di Sinistra/Levica, che spiega di voler solamente aggiornare una legge del 1974 e riconoscere un'integrazione all'importo della pensione di base dell'individuo. Secondo il deputato Andrej Hoivik si tratta di una prebenda per le elite culturali care a questo governo, per questo hanno deciso di avviare le procedure per indire un referendum abrogativo. Altrettanto populistica la risposta dell'esecutivo, che tramite il sottosegretario alla cultura, Marko Rusjan, ha detto che il solo costo del referendum coprirebbe oltre 70 anni di questi contributi straordinari.
Valerio Fabbri