Era l’8 aprile 1990 quando i cittadini sloveni furono chiamati alle urne per scegliere, per la prima volta in modo libero e segreto, i rappresentanti del Parlamento e il Presidente della Repubblica. In un clima carico di aspettative, sotto un cielo plumbeo e tra piogge primaverili, si votarono nei centri civici, nelle scuole, nei distaccamenti dei vigili del fuoco e nei centri culturali disseminati in tutto il territorio.
Le elezioni videro la netta affermazione della coalizione Demos (Democraticna opozicija Slovenije), un'alleanza di nuovi partiti democratici che segnò un taglio con il vecchio sistema socialista. Nel primo turno delle elezioni presidenziali, Milan Kučan e Jože Pučnik si fronteggiarono in un duello simbolico tra continuità e cambiamento. Fu Kučan, già figura di spicco del passato regime ma capace di rinnovarsi, a prevalere nel secondo turno con oltre il 58 per cento dei consensi.
L'affluenza fu altissima, del l’83,5 per cento degli aventi diritto si recò alle urne.
La seduta costitutiva del nuovo Parlamento si tenne il 17 maggio 1990. France Bučar fu eletto presidente dell’Assemblea, mentre Lojze Peterle – leader dei Democratici Cristiani, la forza principale della coalizione Demos – ricevette l’incarico di formare il governo, composto da 27 membri e operativo già nel maggio di quell’anno.
Per celebrare l’anniversario, si è tenuta una tavola rotonda che ha visto la partecipazione di alcuni protagonisti di quel periodo cruciale. Lojze Peterle ha ricordato l’approvazione unanime della legge sul plebiscito: “Trentacinque anni fa le alternative erano chiare: la politica scelse la via che portava verso il mondo libero”.
Ciril Ribičič ha invece posto l’accento sull’accordo interpartitico dell’epoca, che prevedeva il divieto di strumentalizzare i risultati del plebiscito per fini politici: un impegno, ha sottolineato, oggi spesso disatteso. Ha inoltre ricordato come nella fase costituente si parlasse anche della necessità di una riforma del sistema elettorale.
Dimitrij Rupel ha lanciato uno sguardo al presente, evidenziando la necessità di “trovare nuove risposte a nuove domande” di fronte a un contesto internazionale profondamente mutato. “I conflitti tra partiti appaiono marginali rispetto alle sfide che attendono la Slovenia nell’Unione Europea e nella NATO”.
Infine, tutti i partecipanti hanno concordato sulla necessità – oggi più che mai – di attuare la tanto attesa riforma delle province, affinché possano diventare veri motori dello sviluppo regionale. Le province, pur con le loro diversità, potrebbero rappresentare anche una base strutturale per una riforma delle circoscrizioni elettorali.
Dionizij Botter
