Dopo quasi due anni di assenza Štefančič torna in onda con lo spettacolo “Marcel”, una versione ridotta di quello “Studio City” che per oltre trent’anni aveva trovato ospitalità, sempre il lunedì sera, sul primo canale della televisione pubblica. “Marcel” promette di offrire dibattiti approfonditi e analitici su argomenti d’attualità e potenzialmente provocatori, per i quali generalmente non c'è spazio nei notiziari quotidiani. "Avremo modo di discutere dei principali fenomeni che caratterizzano e condizionano le nostre vite, delle decisioni che ci dividono, dei populismi così come dei nostri sogni, e delle nostre battaglie politiche, sociali, economiche e culturali” ha spiegato Štefančič che in un’intervista ha parlato anche dello shock di vedersi sbarrate le porte di ingresso negli studi televisivi da un giorno all’altro, senza preavviso e senza una motivazione. Saranno 48 gli spettacoli che verranno prodotti per questa stagione, in attesa di trovare una nuova fisionomia al programma e, ha detto ancora Štefančič, prepararsi a passare il testimone a un collega più giovane che farà nascere “Studio Marcel”, in modo da proseguire una tradizione trentennale.
E a preoccupare i partiti d’opposizione è proprio questa visione che definiscono un’occupazione del servizio pubblico radio-televisivo. L’uscita di scena di Štefančič, infatti, è avvenuta con la precedente maggioranza di centro-destra, che ora critica un reintegro di alto profilo in controtendenza con le difficoltà finanziarie in cui versa la televisione pubblica. Qualche collega di RTV, come la conduttrice Rosvita Pesek, ha espresso perplessità per la ripresa di programmi definiti “politicizzati a senso unico”, mentre sui media riconducibili al centro-destra hanno parlato di lavaggio del cervello e macchina ideologica. Inevitabile comunque che la loro attenzione, così come un pizzico di preoccupazione, sarà per la ripresa di un programma che ha nel DNA, comunque la si pensi, la capacità di stimolare il dibattito pubblico e per certi versi dettarne i principali temi.
Valerio Fabbri