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La visita di oggi, tutt’altro che scontata, si presenta come un punto di svolta per supportare la fragile stabilità del Paese, messo a dura prova da oltre un decennio di conflitto. L'instabilità interna, infatti, rende questo viaggio particolarmente significativo: come la stessa Fajon ha evidenziato durante il recente incontro tra i Ministri degli Esteri a Bruxelles, questo periodo storico impone un dialogo costruttivo tra tutte le parti coinvolte e la volontà di esplorare nuove soluzioni per il futuro. La delegazione slovena, infatti, arriva in Siria in un momento delicato, segnato dalla caduta di Bashar al-Assad a dicembre e da complesse sfide umanitarie. In tale scenario, la capo diplomazia confermerà con forza l'impegno costante della Slovenia a favore di una transizione sociale inclusiva, pilastro fondamentale per la ricostruzione del tessuto civile e per la promozione di uno sviluppo sostenibile e partecipativo. Parallelamente, verrà rimarcata l’importanza dei diritti umani e delle minoranze, valori imprescindibili per la costruzione di una società giusta e pacifica, e per la salvaguardia dell'integrità territoriale, un altro elemento cruciale per la stabilità e per la prevenzione di ulteriori conflitti. I colloqui, che rappresentano l'ultima tappa di un tour diplomatico più ampio in Medio Oriente, seguono le missioni in Giordania e Libano degli scorsi giorni, testimoniano dunque l’attenzione che la Slovenia attribuisce alla regione e al suo consolidamento. Fajon avrà quindi modo di confrontarsi con il Presidente ad interim, Ahmed al-Sharaa e l’omologo Assad Hassan Al-Shaybani, visitando anche l'ufficio del Comitato internazionale della Croce Rossa.
Alessia Mitar