Una foto del comune di Kočevje. Foto: BoBo
Una foto del comune di Kočevje. Foto: BoBo

I Kočevari sono un'ex comunità nazionale di lingua tedesca, proveniente dall'Alta Carinzia e dal Tirolo orientale, che nel XVI secolo iniziò a insediarsi nel territorio degli odierni comuni di Kočevje, Dolenjske Toplice e Semič, della quale però si sono perse le tracce. Secondo il presidente dell'Associazione dei Kočevari, Primož Primac, dei 176 villaggi dove prima erano insediati gli appartenenti a questa comunità, solo un terzo è stato conservato, con poche centinaia di persone, tutte ultra settantenni, che ancora parlano una lingua assimilabile al tedesco, anche se con evidenti caratteristiche del territorio. Per rinverdire questa tradizione nel 2021 l'associazione ha avviato un progetto, presentato nelle scorse settimane, che in una prima fase prevede il posizionamento di pannelli informativi che in sloveno, tedesco e inglese, raccontano come vivevano nel XIX secolo gli oltre 28 mila Kočevari. Un numero consistente che è iniziato a diminuire già prima della Grande guerra, quando le magre prospettive di vita e di sviluppo spinsero molti a emigrare verso gli Stati Uniti. Ma il vero colpo arrivò durante la seconda guerra mondiale, quando su ordine di Hitler molti furono costretti a spostarsi nel territorio dell'Oltre Sava, allora controllato dai nazisti, per poi rifugiarsi in Austria e in Germania dopo la fine del conflitto.
Quelli che rimasero divennero cittadini di seconda classe sotto il nuovo governo jugoslavo, per ritrovare dignità solo con l'indipendenza della Slovenia. Secondo Primac, oggi la comunità nazionale di lingua tedesca conta circa 5.000 persone, un migliaio delle quali in Slovenia. E anche se il Kočevaro viene considerato una specie di "tedesco distorto", un po' come accade allo yiddish, il tentativo di recupero e mantenimento delle tradizioni è un progetto encomiabile, finanziato dal ministero federale austriaco per le relazioni europee e internazionali.

Valerio Fabbri