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Sono trascorsi esattamente tre anni da quando in piazza della Repubblica, davanti al parlamento, i partiti della coalizione hanno promesso agli attivisti della società civile di rispettare 122 impegni. Da allora il mondo ha cambiato radicalmente volto. Allo stesso modo ha fatto il governo Golob, che secondo Jenull e compagni ha rispettato solo 12 obiettivi, infrangendone addirittura 15. Disattese in toto o in parte le altre promesse, ma ora il tempo stringe.
L'appello movimentista di Jenull però non ha scaldato i cuori, non solo per le basse temperature che forse hanno scoraggiato una più ampia partecipazione. Poco più di un centinaio le persone che hanno risposto presente, per lo più anziani, pochi i giovani, ancora meno le biciclette, simbolo delle proteste anti-Janša. Segno che la scintilla non è scattata. E come recitava uno dei cartelli in piazza, non è (più) sufficiente non essere Janša, serve un cambio di passo. Salute pubblica, politiche pacifiste e cambiamenti climatici sono stati i temi principali, ma le questioni portate in piazza hanno svariato dalle politiche abitative all'assistenza per gli anziani, fino ad asili nido più accessibili. Fra i temi più applauditi la richiesta di embargo nei confronti di Israele, non solo in un'ottica pro-Palestina, ma anche con la richiesta di sospendere la corsa agli armamenti e di investire nella salute pubblica i 700 milioni destinati all'acquisto degli autoblindo Patria.
Solidarietà infine alle proteste in corso in Serbia e al popolo palestinese, ribadendo a più riprese che ormai, per il governo, è scaduto il tempo delle promesse. E forse anche alcuni deputati se ne sono accorti, come testimonia la presenza di una mezza dozzina di parlamentari di Movimento Libertà, oltre al deputato ormai marginalizzato di Sinistra/Levica Miha Kordiš.
Valerio Fabbri
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