Foto: Trije kosi
Foto: Trije kosi

Istituzioni ben radicate sul territorio e uomini pronti a darsi battaglia per controllarle. Questa la situazione della Comunità nazionale italiana alla vigilia del voto amministrativo. L’assalto alle Comunità autogestite si combatterà alle urne, ma in molti casi la scrematura è stata fatta già con la scelta delle candidature. I temi della campagna elettorale saranno sempre gli stessi e bene o male gireranno intorno al nodo dei finanziamenti e del sostegno alle istituzioni. La nostra, oramai, è una presenza più istituzionale che reale. Un piccolo mondo autoreferenziale con le sue logiche e, forse, con sempre meno punti di riferimento all’esterno.

Probabilmente ancora una volta non ci sarà il tempo per riflettere su cosa siamo, dove vogliamo arrivare e su cosa resterà di noi nelle prossime generazioni. Sta di fatto che gli italofoni sono pochi, la loro identità incerta e la loro presenza e più che altro tollerata. La filosofia è che questa piccola comunità ha sì dei diritti, ma che non deve abusarne. Il messaggio inculcato nelle teste dei connazionali già al tempo del regime è stato oramai recepito: “Non si deve irritare la maggioranza”.

Si andrà, probabilmente, avanti così anche in futuro. Eppure, ci sarebbero piccole cose simboliche, che si potrebbero fare. Non si tratta di stilare un lungo elenco di desiderata o di generici propositi di sostegno, ma azioni concrete che potrebbero ridare dignità alla presenza italiana.

A Capodistria ci sarebbero decine di tabelle da mettere sulle case di cittadini più o meno importanti, ma ce n’è una che vale più delle altre: quella sulla casa di Nazario Sauro. A Isola più che di tabelle ci sarebbe bisogno di toponimi bilingui. Jagodje, di cui non si è mai voluto trovare o inventare una versione italiana, rimane uno schiaffo alla minoranza. A Pirano, invece, si continua a negare alla Comunità italiana il diritto di chiamare Santa Lucia e San Bernardino con i nomi italiani.

Richieste simboliche che e farebbero sì che Koper, Izola e Piran fossero ancora un po’ anche Capodistria, Isola e Pirano. Varrebbe la pena di rifletterci prima di andare ad occupare le prestigiose poltrone di vicesindaco.

Stefano Lusa