Foto: Reuters
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Con i versi di una poesia di Verlaine usati come codice segreto, gli Alleati diedero il via all'operazione che gli avrebbe portati alla vittoria contro in Nazifascisti. Una poesia sull'autunno e sulle foglie morte, quasi profetica se si pensa alle migliaia di giovani che persero la vita sulle pittoresche spiagge della Normandia, falciati dalla linea di fuoco tedesca, sbaragliata solo dalla potenza dei numeri e dal cinismo dei generali.

Un giorno, il 6 giugno 1944, che grazie allo sbarco degli Alleati in Normandia resterà per sempre tra le date da studiare e da ricordare, fulgido esempio di come l'andamento della storia possa cambiare improvvisamente rotta con azioni inaspettate e da un certo punto di vista "folli". La più grande operazione militare di sempre, composta da statunitensi, inglesi, canadesi e francesi, con la quale si diede inizio alla liberazione della Francia dal regime nazista, e si mise definitivamente in crisi i piani del Reich che stava accumulando sconfitte anche sul fronte orientale.

I numeri dell'attacco furono impressionanti: più di centocinquanta mila soldati, quasi sette mila navi da guerra e oltre dieci mila aerei furono impiegati per travolgere il cosiddetto vallo atlantico su cinque spiagge, chiamate con i nomi in codice Utah, Omaha, Juno, Gold e Sword. Omaha beach divenne subito il luogo simbolo dello sbarco, visto che lì per un errore la linea di difesa tedesca rimase intatta, causando un morto ogni tre secondi. L'intera 29° divisione venne massacrata prima di mettere piede sulla spiaggia e migliaia furono le perdite umane prima che si riuscisse a risalire la scogliera e sbaragliare la Wermacht.

In un giorno di combattimenti furono quasi dieci mila i morti. Giovani ragazzi che persero la vita per liberare un continente a loro lontano, ai quali ancora oggi, nonostante l’antiamericanismo strisciante, dobbiamo ancora molto. E lo si capisce se su quelle spiagge si va, perché a ottanta anni di distanza il loro sacrificio viene ancora ricordato dagli abitanti di quei luoghi, che ogni 6 giugno mettono davanti a casa la bandiera francese, ma anche quelle statunitensi, canadesi e inglesi perché qui si sa ancora che la libertà si paga a caro prezzo, e che bisogna essere riconoscenti a tutti quelli che avrebbero potuto starsene tranquillamente a casa propria perché non era una guerra che li riguardava direttamente, ma che volenti o nolenti non l’hanno fatto.

Barbara Costamagna