Foto: BoBo/Žiga Živulović jr.
Foto: BoBo/Žiga Živulović jr.

A vincere sono stati comunque, i Democratici di Janez Janša, che portano da tre a quattro il loro pacchetto di europarlamentari. Andranno a rinforzare l’ala destra del partito popolare, quella non schierata per la riconferma di Ursula von der Leyen. Con loro nel partito popolare europeo ci sarà anche Matej Tonin. Il leader di nuova Slovenia si contendeva il posto con Ljudmila Novak, l’esponete di destra più amata dal centrosinistra, visto che spesso aveva alzato la voce contro Janez Janša. Se avesse vinto lei si sarebbe aperta la resa dei conti in casa democristiana che ora non ci sarà.

Le cose sono andate meno peggio del previsto per Movimento Libertà. Il partito è passato dal 34% delle politiche di due anni fa al 22%. Se ci fosse stato un calo maggiore probabilmente sarebbe iniziata la ricerca dell’ennesimo volto nuovo da contrapporre al centrodestra alle prossime politiche. Il candidato ideale avrebbe potuto essere il sindaco di Kočevje. Vladimir Prebilič ha fatto incetta di preferenze con il suo partito Vesna, che ha raccolto più del 10% dei voti. Si salvano per il rotto della cuffia i Socialdemocratici, travolti da scandali ed avvicendamenti ai vertici del partito. Conservano un europarlamentare, anche se per farlo hanno dovuto sudare le proverbiali sette camicie.

Ora la politica slovena deve fare i conti con l'eredità lasciata da questa tornata elettorale. I quattro referendum consultivi dicono che gli sloveni vorrebbero poter scegliere i candidati da mandare in parlamento, la liberalizzazione della cannabis e avere una legge che regoli l'eutanasia. I quattro sì dicono che nel paese c’è ancora una maggioranza liberale. Per il governo è stato facile attirare alle urne gli elettori di centrosinistra con temi a loro cari. Ora dovrà fare le leggi promesse…e qui viene il difficile.

Stefano Lusa