Al di là dall' intesa tra HDZ e Movimento patriottico e alla futura collaborazione tra l'europeista Plenković e la destra nazionalista di Penava desta interesse la posizione degli otto deputati delle minoranze nazionali. Condizionata dai "patriottici" l'esclusione dei tre rappresentanti della Comunità serba, i parlamentari etnici hanno comunque deciso di rimanere uniti concordando che i rimanenti cinque avrebbero appoggiato la maggioranza e il mandatario, sostenendoli con il numero di firme necessarie. Alla fine, quattro quelle apparse nella lista di 78 consegnata al capo dello stato. Assente quella del deputato CNI, Furio Radin che ieri ha tenuto a precisare: "Se ci fosse stata necessità, ce ne sarebbero state di più", confermando così che, nel caso di ulteriori rinunce dei conservatori, pure il suo nome era disponibile. Radin alla fine è stato lasciato fuori -probabilmente- anche in virtu' dell'amicizia e lunga collaborazione con la comunità serba ed in primo luogo con Milorad Pupovac. Il deputato della CNI -infatti - non ha avuto difficoltà a dichiararsi colpito dall' esclusione dei serbi, ma ha altresì ribadito che l'attuazione dei programmi operativi degli scorsi mandati è obiettivo di tutti e otto i deputati etnici che - allo stesso tempo - continueranno a combattere per i diritti minoritari e civili e contro la radicalizzazione del paese. Dunque "un po' custodi dell'acqua e un po' custodi del fuoco", come affermato qualche giorno fa proprio da Pupovac che sui ruoli, ora, diversificati dei deputati minoritari ha spiegato: "Quelli dentro saranno acqua e quelli fuori fuoco". C' è da sperare che la forza di questi elementi non si dissolva ora da diatribe e interessi particolari e continui a promuovere la democrazia, la libertà e i diritti civili del paese.
Lio