La convinzione è quella che se oggi ci fosse lei ancora in classe nessun bambino terrebbe la mascherina sotto il naso o sulla fronte e nemmeno nessun genitore verrebbe a protestare per il fatto che i loro pargoletti devono rispettare le regole.
Jolanda Rojec era una che sapeva mantenere l’ordine a scuola e che riusciva a tenere a freno anche una generazione di scalmanati come la mia. In quella terza elementare ci insegnò le tabelline. Era una sorta di rito di passaggio, un battesimo del fuoco, che fece crescere assieme a me tutti gli altri scolari che erano passati dalla sua classe.
Non è vuota retorica e la prova sta in quel suo telefonino dove ancor oggi continuano ancora ad arrivare le chiamate dei suoi ex alunni, vecchi signori, che si ricordano di quella che per loro è stata la maestra.
Una educatrice vecchio stampo che faceva lezione in un italiano bellissimo, che sapeva catturate l'attenzione dal primo all'ultimo minuto e che non si poteva contestare perché era soprattutto autorevole.
La giovane Jolanda Ravalico aveva cominciato ad insegnare nel buiese, ma era presto tornata a casa, nella villa dei sui genitori, attorniata da palme ed alberi secolari, nel pieno centro di Portorose. La sua famiglia era rimasta lì tra mille difficoltà e tante pressioni. Fu una fortuna per la scuola italiana e per i figli di quei pochi italiani che rimasero a Pirano. Schiva e riservata lascia un vuoto incolmabile, ma il suo ricordo continuerà ad aleggiare alla “Vincenzo e Diego de Castro” ed anche in tutti quelli scolari che hanno avuto la fortuna di averla come insegnante.
Stefano Lusa