Aveva promesso che con l’Accordo di coalizione tutti i problemi della minoranza si sarebbero risolti. Con legislatura iniziata da un anno lui può mettere nel suo carniere l’assunzione a tempo pieno del direttore del Centro “Carlo Combi”. Un posto occupato non da una persona qualsiasi, ma da Kristjan Knez, un personaggio considerato alta levatura del mondo della minoranza. Il lavoro da fare nei prossimi anni è molto. Alcuni capitoli sono stati aperti, altri sarebbero a buon punto. Per parlare dei risultati, però, prima bisognerà chiuderli e poi analizzare gli effetti che avranno.
Felice Žiža ha cambiato radicalmente il modo di intendere la figura del deputato minoritario. Se Roberto Battelli aveva volato alto, tra impegni internazionali e colloqui istituzionali, lui ha preferito rimanere radicato al territorio. In tutti questi mesi si sono susseguiti incontri nelle più svariate località. Žiža ha sempre ripetuto come un mantra la tesi che bisogna parlare italiano e chiedere il rispetto delle regole del gioco. Prima di domandare nuovi provvedimenti legislativi, ha detto, bisogna far rispettare quelli che ci sono. Una tesi, per certi versi, eversiva per una minoranza che per anni aveva finto di non vedere la progressiva erosione del bilinguismo sul territorio, la scomparsa dell’italiano dagli uffici pubblici e dalla vita quotidiana. Žiža chiede ora l’impegno diretto ai singoli connazionali e soprattutto quello delle istituzioni minoritarie. Sarà solo grazie alle pressioni di quest’ultime che i servizi di ispezione comunale cominceranno a sanzionare le infrazioni.
Per il deputato si tratta quindi di cambiare decisamente registro, lavorando tutti assieme e facendo squadra. Un richiamo, il suo, a serrare le file e a concentrarsi su un problema pratico, ma dal grande impatto simbolico, che potrebbe trasformare una comunità amorfa o quasi in un organismo che reclama con forza i suoi diritti. Una simile azione rischierebbe di mettere a soqquadro gli equilibri locali, dove le istituzioni hanno spesso potuto ignorare norme e decreti comunali con il tacito assenso della Comunità italiana, occupata principalmente ad evitare che venissero tagliati i finanziamenti per le sue innumerevoli attività.
Žiža, tra i politici minoritari, è uno dei pochi che mette un’idea e non i soldi al centro della sua azione politica. Per ora sta riuscendo ad imporre la sua agenda alle Comunità autogestite che, con qualche sporadico mugugno, hanno provveduto a nominare i tutori del bilinguismo nelle singole località: sarà compito loro raccogliere le segnalazioni ed aiutare i connazionali nei loro rapporti con le autorità. Bisognerà vedere se i tutori, alcuni di essi rivestono -ad esempio a Capodistria - alte cariche istituzionali, si accorgeranno che il bilinguismo è sempre più deficitario e se agiranno anche di loro iniziativa per segnalare le numerose infrazioni. Per vederle basta dare una occhiata ai cartelloni pubblicitari esposti nel territorio bilingue. Fingono di non accorgersene gli ispettori, i presidenti delle Comunità autogestite e delle Comunità degli italiani, i membri delle rispettive assemblee e quindi non se ne accorgono nemmeno i connazionali. Adesso bisognerà vedere se a vederli saranno i tutori o se Žiža stesso dovrà occuparsi di segnalare il caso alle autorità competenti.
Se dovesse farlo ciò non farebbe altro che metterlo ancora di più al centro della scena. Una ribalta che si è conquistato non con raffinati programmi politici, ma con la sua semplice proposta, evitando di entrare in polemica e non lasciandosi minimamente coinvolgere dal clima arroventato che ha caratterizzato la nostra regione dopo il discorso del presidente dell’Europarlamento, Antonio Tajani alla Foiba di Basovizza e la proiezione di Red Land ad Isola, dove ha evitato di farsi vedere.
I suoi detrattori dicono che avrebbe dovuto essere lì, in segno di solidarietà con gli organizzatori attaccati in quei giorni e ci tengono a sottolineare che sembra non sapere quale dovrebbe essere il ruolo del deputato. Il suo compito, a loro dire, dovrebbe essere quello di stare in parlamento e premere sul governo facendo pesare il fatto che assieme al suo collega sono spesso indispensabili alla maggioranza di governo. Come se ciò non bastasse aggiungono anche che la figura del tutore dei diritti della minoranza, che ha tanto voluto, sarebbe priva di poteri reali, pertanto avrebbe dovuto agire prima a livello legislativo, mentre i suoi continui incontri con i connazionali hanno infastidito i suoi avversari, tanto che a Capodistria, si è persino tentato di mettergli i bastoni tra le ruote.
I suoi avversari non mancano di chiedersi che fine hanno fatto le tante promesse elettorali fatte e le ottimistiche previsioni dello scorso anno. Probabilmente, però, è ancora presto per fare dei bilanci. Sta di fatto che Žiža era sceso in campo con l’idea di essere il capitano di una squadra. In questi mesi la sua leadership tra i suoi sostenitori non ha fatto che consolidarsi. La grande sfida ora resta quella di chiudere i velenosi strascichi della campagna elettorale, visto che la partita per i diritti minoritari è lunga e di giocatori forti in giro non ce ne sono poi tanti.
Stefano Lusa