Il ginnasio “Gian Rinaldo Carli” di Capodistria, insieme alla Casa dello studente di Capodistria, alla Scuola media economica commerciale ed all’Associazione dei Combattenti per i valori della Lotta Popolare di Liberazione prepara per venerdì una breve cerimonia, in occasione della giornata dei defunti, di fronte alle tre lapidi commemorative che in città ricordano i Combattenti del distaccamento Istriano e del Comando di Capodistria, i Combattenti caduti per la Libertà e i Volontari delle brigate internazionali dell’esercito spagnolo. Le tre scuole organizzano da decenni, a turno, la cerimonia. Quest’anno tocca al Carli. Una tradizione che risale ancora dai tempi della Jugoslavia socialista. Commemorare donne e uomini che sacrificarono la loro vita per i loro ideali resta una cosa buona e giusta. Ricordare gli antifascisti, in un periodo dove strani spettri si aggirano per l’Europa, sembra doveroso. Fa bene, quindi, il Ginnasio Carli a essere lì con le scuole slovene.
La cerimonia, però, è nata in un altro periodo storico, quando non tutti i morti avevano uguale diritto di essere ricordati. I grandi personaggi storici della città, così, facilmente passavano per fascisti, protofascisti, irredentisti o nel migliore dei casi nazionalisti. Tutti motivi per cui nella Jugoslavia di Tito, a una scuola italiana era proibito ricordarli. I tempi oggi sono cambiati. In queste piacevoli giornate d’autunno i ragazzi della scuola italiana, magari, finita quella cerimonia, potrebbero farsi una passeggiata fino al cimitero, per deporre un fiore davanti alla lapide che commemora i caduti della Prima guerra mondiale e poi fino alle tombe di Pier Antonio Quarantotti Gambini, Carlo Combi e di qualche altro capodistriano illustre. La città ha una lunga storia forse sarebbe necessario che le scuole italiane se ne facessero carico trasmettendola alla multietnica scolaresca che le frequenta.