Doveva essere un progetto che avrebbe portato lustro a Tartini, alla comunità italiana di Pirano e valorizzato un edificio restaurato con i soldi del Governo italiano. Per ora l’unico risultato visibile è che la casa natale di Tartini è diventata “Hiša Tartini”, con la denominazione che fa bella mostra di sé all’interno della dimora del musicista piranese. Non è altro che la prosecuzione della linea politica e culturale che ci ha regalato in regione un porto che si chiama “Luka Koper” o aziende municipalizzate che portano il nome di “Marjetica”, “Okolje” e “Komunala”. Il fine è quello di cancellare quanto al più presto possibile la presenza della lingua italiana.
Ora, però, il monolinguismo è sbarcato anche all’interno delle sedi istituzionali della comunità italiana. Un fatto che diventa difficile credere che sia del tutto frutto solo di una banale svista.
Ma andiamo con ordine. Il progetto è quello di "tARTini”, un’iniziativa che doveva portare al Comune di Pirano 1.200.000 euro di fondi, di cui una fetta consistente sarebbe stata concessa anche alla Comunità degli Italiani “Giuseppe Tartini” di Pirano. L’obiettivo era quello di restaurare “Hiša Tartini”, impiegare temporaneamente delle persone per lavorare al progetto e realizzare un percorso museale, all’interno della casa natale del musicista che però è da sempre, la sede della locale Comunità degli italiani.
Inspiegabilmente ad occuparsi di quest’ultimo aspetto del progetto è stato direttamente il Comune di Pirano che ha pensato bene di far realizzare il tutto alla stessa azienda che aveva allestito in città lo spazio del Mediadom Pyrhani. Risultato di tutto ciò è stato che sui pannelli esplicativi del percorso museale, preparati all’ultimo momento e fissati la notte prima della presentazione, Casa Tartini è diventata solo “Hiša Tartini”, con il testo dei pannelli prima in sloveno e poi in italiano, con smaccati errori grammaticali.
In Comunità precisano di non averli visti prima dell’affissione; giustificazione data anche dal Museo del mare di Pirano, che gestisce la sala espositiva dedicata a Tartini, impegnato ora in un classico gioco dello scarica barile con la locale Comunità degli italiani.
Comunque sia andata la cosa non deve aver disturbato troppo i dirigenti della Comunità degli italiani “Giuseppe Tartini” che nel novembre scorso hanno presentato il progetto ed il percorso come nulla fosse, evitando durante l’apertura della mostra di fare alcun accenno alla questione dei pannelli. Per dirla con il grande scrittore sloveno Ivan Cankar: “Za hlapce rojeni, za hlapce vzgojeni” (Nati per essere servi, educati per essere servi).
A dimostrazione di ciò basti dire che a quasi due mesi di distanza tutto a “Hiša Tartini” è rimasto così com’è. Nessuno ha pensato ancora (o ha avuto il coraggio) di rimuovere nulla, anche se non sono mancati scambi accuse, centinaia di mail e riunioni. Dicono che si provvederà a sostituire i pannelli entro la fine del mese. Bisognerà vedere con che risultati. Intanto il percorso museale resta chiuso. A questo punto è lecito chiedersi quanto tempo ci metterà tutta “Hiša Tartini” a diventare null’altro che una appendice del Museo del mare con il consenso della locale Comunità degli Italiani.
Stefano Lusa