Più che partecipare al dibattito politico nazionale, il loro obiettivo sembra essere quello di fare gli interessi della propria comunità passando il più inosservati possibile. Usano una strategia di basso profilo, non sono tra coloro che polemizzano in aula, non adoperano mai toni sopra le righe, ma bussano a tante porte per risolvere problemi concreti. Accade anche in queste ore dove a causa della pandemia e delle restrizioni c’è da gestire la delicata situazione legata ai passaggi di confine.
Intanto, loro malgrado, la Slovenia si è accorta di loro. Accade di rado e solo quando le maggioranze si fanno incerte e traballanti. Era successo anche nel 1996, quando Roberto Battelli e Maria Pozsonec ribaltarono l’esito del voto che aveva dato 45 deputi al centrodestra e 43 al centrosinistra. Su di loro piovvero pesantissimi strali e ci fu anche chi tentò di limitare il loro mandato. Alla fine, la Corte costituzionale stabilì che erano deputati come tutti gli altri e che quindi, se lo desideravano, potevano fare anche l’ago della bilancia. Se ieri era il centrodestra a dirgli di farsi gli affari loro e di non immischiarsi nell’agone politico sloveno, ora a farlo è il centrosinistra.
Il profilo politico dei due parlamentari della minoranza è chiaro ed emerge dal loro voto in aula. Secondo un portale che analizza l’attività dei deputati, le scelte di Ferenc Horvát sono in gran parte allineate con quello dei suoi colleghi del Partito Democratico, mentre quelle di Felice Žiža si avvicinano maggiormente quelle dei paramentari del Partito del Centro Moderno.
Loro, in queste settimane di scontro politico, giocato a colpi di mozione di sfiducie costruttive, hanno votato senza parlare. Non lo hanno fatto né a nome del loro gruppo parlamentare né a titolo personale. Non sono mancate così le speculazioni sulle loro presunte alleanze e sui loro presunti interessi. In sintesi, hanno cincischiato come i deputati del Desus. Probabilmente non è stata la scelta migliore. Con un paese che li stava a guardare, avrebbero fatto meglio a spiegare che quello che accade sulla bilancia non dipende dall’ago, ma dai pesi che stanno dall’una e dall’altra parte e che quello che loro mettono sul piatto non sposta più di tanto l’ago.
Stefano Lusa