In questi giorni i politici delle minoranze hanno una grande occasione: quella di comprarsi il libro di Rudi Pavšič, dove l'ex leader dell'SKGZ racconta i 22 anni passati ai vertici dell'organizzazione di sinistra degli sloveni d’Italia.
Secondo il primo presidente sloveno Milan Kučan, quello che Pavšič capì, al contrario di tanti altri politici delle minoranze, fu che quando sono in ballo i rapporti con gli stati il soggetto è la minoranza in toto indipendentemente da come e quanto è divisa.
Dalle nostre parti da tempo stiamo assistendo ad un vero e proprio proliferare di lettere, iniziative, prese di posizione su varie questioni che riguardano i rapporti tra Slovenia, Italia e la minoranza. Non una voce unica, ma una polifonia chiassosa e ridondante dove partendo da qualche marginale differenza non ci si accorge che ci sono molte convergenze. Insomma, si riesce a contrapporsi senza nemmeno offrire delle vere e proprie soluzioni alternative.
È chiaro che l’Unione Italiana e la Comunità autogestita costiera non si parlano da tempo e non sembra proprio abbiano intenzione di farlo nel prossimo futuro. Difficile credere che non si rendano conto che la cosa non giovi alla causa della minoranza e non contribuisca nemmeno a risolvere i molti problemi aperti.
Così mentre Pavšič auspica che gli sloveni in Italia finiscano di vivere in due schieramenti contrapposti, qui sembra che si faccia a gara per scavare un fossato sempre più profondo. Per farlo basta cercare piccole differenze senza accorgersi che sembra di assistere ad una grottesca rappresentazione di una favola di Dr. Seuss dove gli "Zaghi" e gli "Zighi" erano in guerra perché i primi facevano colazione imburrando il pane di sopra ed i secondi imburrandolo di sotto.
Stefano Lusa