L’amministrazione Fedriga prosegue sulla strada tracciata da Debora Serracchiani. La Lega non supera la logica dei bandi voluti dal Partito Democratico, anche se lo aveva promesso il governatore in campagna elettorale e ampie rassicurazioni erano arrivate a più riprese dal suo braccio destro, l’assessore Pierpaolo Roberti. Con quest’ultimo aveva dialogato molto in questi mesi il presidente dell’Unione italiana, Maurizio Tremul, che sembrava sicuro che le sue istanze sarebbero state accolte. Le sue speranze si sono dimostrate vane e l’unico risultato è stato qualche foto ricordo da mettere sulla bacheca Facebook. La posizione dell’Unione italiana del resto era chiara. Si era sempre detto che c’era bisogno dei soldi della regionale per far vivere quella ampia rete di comunità e istituzioni che fanno cultura italiana sul territorio. Una logica questa che all’epoca della Serracchiani (e della gestione di Fabrizio Somma dell’Università popolare di Trieste) si sarebbe voluto superare, per poter avere più voce e controllo sulle iniziative da fare. Per molti, però, lo scopo non era altro che quello di depotenziare il ruolo dell’Unione italiana ed in particolare quello di Maurizio Tremul, visto dai suoi detrattori come il padre padrone dell’organizzazione.
Lo scorso anno, tra mille polemiche, i mezzi vennero assegnati tramite un bando e l’Unione restò con il classico cerino in mano, anche perché chiese più soldi di quelli che formalmente avrebbe potuto, a cui va aggiunto il fatto che non furono in molti a raccogliere l’appello partito da Fiume a non presentare autonomamente progetti. Ora ci si può attendere il solito assalto alla diligenza. L’Unione dovrà cercare di correre ai ripari. Viste le limitazioni, potrà concorrere solo con progetti non superiori a un importo di 100.000 euro. Per far funzionare il sistema in maniera indisturbata avrebbe bisogno almeno di cinque volte tanto. Non è escluso che si possa rimediare facendo scendere in campo cordate di comunità, scuole ed istituzioni varie che si potrebbero fare carico degli altri progetti approvati dall’Assemblea dell’Unione italiana. Spetterà poi all’Università popolare (dove Fabrizio Somma potrebbe non giocare un ruolo marginale) scegliere cosa finanziare.
Le cose sarebbero potute andare anche peggio. I soliti bene informati dicono che inizialmente i soldi erano ripartiti per singoli stati dell’ex Jugoslavia, con tanto di importi fissati per Croazia, Slovenia, Bosnia e Montenegro. Sarebbe stato un colpo mortale per l’unitarietà degli italiani di Slovenia e Croazia. La cosa, però, avrebbe fatto gongolare gli oppositori di Tremul, che comunque possono essere soddisfatti. Per il secondo anno consecutivo l’Unione italiana non è più l’unico soggetto in campo. La ripartizione dei finanziamenti, concordata in sede di Unione, dopo l’ennesimo acceso dibattito, potrebbe alla fine essere stata solo un mero esercizio retorico. L’ennesimo segnale forte per la variegata costellazione di organizzazioni degli italiani dell’Adriatico orientale che il ruolo dell’Unione potrebbe essere destinato a diventare sempre più marginale.
A oltre un anno di distanza dalle elezioni regionali nel Friuli-Venezia Giulia, quello che appare chiaro è che l’amministrazione Fedriga non ha ancora sviluppato né una strategia per risolvere la crisi dell’Università popolare di Trieste né stabilito come comportarsi con l’Unione italiana. Le promesse fatte a Tremul che le cose sarebbero cambiate, per ora si sono rivelate vane. Ovviamente nessuno ha l’illusione che la minoranza italiana in Slovenia e Croazia possa essere al centro dei pensieri del Governatore. L’unica certezza, al momento è che Fedriga & Co. non sappiano proprio che farsene dell’Unione e dell’Università popolare.
Stefano Lusa