I giochi sono fatti. L’accordo è arrivato ieri sera. Ora non resta che attendere l’ufficializzazione e il voto in parlamento, ma la maggioranza dovrebbe essere solida. Janez Janša si appresta, così, a prendere in mano, per la terza volta, le redini del governo. I democratici formeranno la coalizione con gli alleati di sempre, i democristiani di Nuova Slovenia, a cui si aggrega, come era accaduto nell’ultimo governo Janša, il Partito dei Pensionati, che continua a fare il tergicristallo tra coalizioni di centrodestra e quelle di centrosinistra. Fondamentale, però, è l’entrata in coalizione del Partito del Centro Moderno. La compagine - fondata da Miro Cerar due elezioni fa- era nata soprattutto per impedire a Janša di prendere in mano le redini del paese e ora diventa una sua indispensabile alleata. In tutto una cinquantina di voti, compresi quelli degli esponenti delle due minoranze autoctone, che hanno dato la loro disponibilità, in cambio di ampie rassicurazioni, anche se hanno subito detto di non voler essere l’ago della bilancia.
Si risolve, probabilmente, così una crisi politica che, secondo il premier uscente Marjan Šarec, avrebbe dovuto finire con le elezioni anticipate. Un calcolo evidentemente sbagliato simile a quello fatto mesi fa in Italia dal leader della Lega, Matteo Salvini. Entrambi hanno aperto la strada al ritorno al governo dei loro nemici storici. Così se nelle stanze dei bottoni romani sono rientrati gli uomini del PD, ora in quelle di Lubiana si appresta a tornare Janez Janša con i suoi fedelissimi. Fino a pochi mesi fa nessuno ci avrebbe scommesso un centesimo. Janša che aveva vinto le scorse elezioni con il suo partito non aveva nemmeno tentato di formare il governo perché nessuno voleva riconsegnargli la poltrona di capo del governo, ora tutto è cambiato. Šarec e la Sinistra, che togliendo l’appoggio esterno al governo, ha di fatto staccato la spina all’esecutivo adesso avranno il tempo di valutare dall’opposizione se hanno fatto bene i loro calcoli. Probabilmente proprio a Janša toccherà ancora una volta presiedere il semestre di turno sloveno dell’Unione Europea. Un appuntamento importante che difficilmente il leader del centrodestra non saprà sfruttare. I suoi detrattori non mancheranno di dargli battaglia senza quartiere. Le prime bordate sono già partite e puntano tutto su quella che sarebbe la sua natura autoritaria, sui suoi rapporti d’amicizia con il premier ungherese Orban e sui presunti rapporti “d’affari” del suo partito e dei mass-media a lui vicini con l’Ungheria. Lui ha già annunciato denunce.
Lo scontro probabilmente si trasferirà anche nelle piazze. L’ultima volta i suoi detrattori, per contestarlo, riuscirono a portare nelle strade migliaia di persone. È probabile che lo schema verrà seguito anche questa volta. Sarà la cartina al tornasole per misurare quanto il collante del centrosinistra potrà continuare ad essere l’antijanšismo.
Stefano Lusa